Tra gli oggetti esposti attualmente al Mucem di Marsiglia nell’ambito della mostra su Alessandria d’Egitto vi è un preziosissimo affresco del I secolo d.C., proveniente dal Tempio di Iside a Pompei e custodito presso il Museo archeologico nazionale di Napoli (Mann). Il reperto di grandi dimensioni (150 x 137,5 cm) presenta un’iconografia molto rara scaturita dal mito di Io: la fanciulla amata da Zeus – qui raffigurata con corna bovine – intraprende un periplo per sfuggire alla collera di Era. Giunta a Canopo, vicino ad Alessandria, viene accolta da Iside in posa regale con il figlioletto Arpocrate e gli adepti al suo culto misterico. Ispirato a un modello alessandrino, il dipinto domina la scena nella sezione della rassegna relativa all’influenza culturale di Alessandria – capitale dell’Egitto dei Tolomei e seconda città per ampiezza dell’impero romano – in Europa, Africa e Asia.

L’affresco del I secolo d.C., proveniente dal Tempio di Iside a Pompei

LA PITTURA, testimonianza dell’incontro tra divinità greco-romane ed egizie, è descritta dalle fonti antiche e riveste anche per questo un valore incommensurabile. Mentre dall’Egitto non è arrivata a Marsiglia neppure un’opera originale, sconcerta il fatto che il Mann abbia addirittura inviato per entrambe le tappe dell’esposizione (la precedente si è svolta in Belgio) due importanti affreschi pompeiani, il secondo dei quali – appartenente alla decorazione della Casa del Duca di Aumale – illustra anch’esso il tema di Io accolta da Iside a Canopo. Il generoso nonché azzardato prestito assume risvolti ancora più inquietanti se si osserva il precario stato di conservazione del manufatto rinvenuto nel santuario di Iside.

Particolare affresco con crepa. Foto di Valentina Porcheddu

OLTRE A DIFFUSE e profonde fessure, nella parte inferiore del dipinto è infatti visibile una «velinatura», ovvero un intervento di restauro abitualmente eseguito quando lo strato di colore, non aderendo più al supporto, subisce considerevoli sollevamenti. Non ci è possibile risalire al periodo in cui è stata effettuata l’operazione ma nell’allestimento del Palazzo delle belle arti (Bozart) di Bruxelles – dove la mostra Alexandrie. Futurs anterieurs è andata in scena dal 30 settembre 2022 all’8 gennaio 2023 – l’inutile «rattoppo» con carta giapponese era già riscontrabile. Ci si chiede dunque perché, a distanza di un mese, il reperto – di peso notevole e dunque suscettibile di choc significativi durante il trasporto – sia stato esposto a ulteriori rischi anziché provvedere immediatamente al suo consolidamento nella sede di origine.

Foto Valentina Porcheddu

DOPO LA SCANDALOSA concessione dei cosiddetti Corridori di Ercolano per la recente sfilata milanese di Bottega Veneta, la dissennata politica del Mann in materia di prestiti non si arresta. Sotto l’attuale direzione, affreschi, statue e capolavori di estrema delicatezza come il Vaso blu e la Tazza Farnese girano ripetutamente l’Italia e il resto del mondo con nonchalance, anche per lunghi periodi.
Così, mentre a Napoli i visitatori devono pagare ben 22 euro per vedere il museo delle copie e dei vuoti nelle pareti, la salvaguardia del patrimonio pubblico è messa gravemente (e forse irreversibilmente) a repentaglio per fare cassa con cifre irrisorie.