Quelle narrazioni che amplificano la spirale della violenza
L'APPELLO Scrittori e scrittrici si rivolgono ai direttori e alle direttrici delle reti televisive e delle testate giornalistiche riguardo i fatti di Macerata
L'APPELLO Scrittori e scrittrici si rivolgono ai direttori e alle direttrici delle reti televisive e delle testate giornalistiche riguardo i fatti di Macerata
«Siamo studiosi e studiose, scrittori e scrittrici, preoccupati dal dilagare dell’odio nei media italiani. Odio verso le donne, i migranti, i figli di migranti, la comunità Lgbtq». Comincia così l’appello pubblicato su Nazione Indiana e che in poche ore ha ricevuto moltissime adesioni tra nomi centrali nel panorama culturale e politico italiano. Tra i primi firmatari Vanessa Roghi, Helena Janeczek, Igiaba Scego e Sabrina Varani. Che proseguono con Paola Capriolo, Loredana Lipperini, Simone Pieranni, Alessandro Portelli e molti altri. L’urgenza verte sui fatti recenti di Macerata che hanno portato un frequentatore degli ambienti neonazisti ad aprire il fuoco contro uomini e donne africani.
Ciò che è accaduto è ormai noto nei dettagli, così come la strumentalizzazione sulla pelle di chi, indifeso davanti allo sciagurato delirio xenofobo, ha subito questo attentato. È stata «cercata la strage», prosegue l’appello che si rivolge ai direttori e alle direttrici delle reti televisive e delle testate giornalistiche, chiamando a una responsabilità che non arretri sul «patto democratico e antifascista». La narrazione tossica e senza conduzione a cui si assiste nei vari talk show «nei quali vige da tempo la politica dei microfoni aperti, senza nessuna direzione o controllo», determina l’amplificazione di talune farneticazioni che generano una legittimazione di violenza.
L’attentato di Macerata lo dimostra: «Le parole di odio, lo abbiamo visto chiaramente, possono tradursi in atti di violenza omicida. Azioni che, acclamate e imitate, rischiano seriamente di innescare una spirale di violenza. Per noi è evidente che il nodo mediatico ha contribuito a produrre e legittimare lo scatenarsi delle pulsioni peggiori.
Per questo chiediamo ai media di non prestare più il fianco alla propaganda d’odio, ma di compiere anzi uno sforzo nel contrastarla».
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