Quando Chiara Fumai parlava del suo lavoro, utilizzava il termine «slavoro» oppure, vista la sua carriera internazionale «unwork», un termine che suggeriva tanto l’idea di un ribaltamento dei meccanismi della produzione artistica, quanto la radicalità che attraversava la sua opera e la sua persona. Le sue numerose installazioni, video, disegni, collages e performances erano abitate da una costellazione di donne irregolari che evocavano altrettante figure della ribellione e della libertà femminili, da cui Chiara Fumai traeva ispirazione e linfa vitale. Valerie Solanas, Ulrike Meinhof e Carla Lonzi sono alcune delle sue figure tutelari, di cui l’artista citava e manipolava gli...