Quell’albero urlante
Nei primi tempi in cui mi dedicai alla ricerca dei grandi alberi d’Italia, quando ancora non c’era Google Maps, non esistevano i siti specializzati che abbiamo attualmente, e di libri a tema ne giravano pochi e spesso fuori catalogo, o per editori scarsamente raggiungibili, l’avventura era un carattere ordinario, i cercatori di alberi della domenica lo imparavano a proprie spese, alberografare richiede molto tempo e dedizione. Talvolta raccoglievi informazioni da una singola foto, sapevi a malapena il nome del paese o della località, e ci andavi. Ti affidavi alla fortuna, se esiste, e alla tua cocciutaggine. Spesso si tornava a casa con niente.
MAGARI C’ERI ANCHE PASSATO VICINO, bastava un portone chiuso, un sentiero preso dalla parte sbagliata, o non averci creduto abbastanza a lungo. Per non parlare delle intrusioni illecite, dei cani che iniziavano a puntare il tuo fondoschiena, di reti e porticine leggermente scostate, insomma, aggirarsi nel paesaggio italiano poteva presentare diverse sorprese. Ma era anche l’unico modo per documentare alberi che altrimenti non avresti potuto accarezzare, ammirare, misurare o, semplicemente incontrare. Quei tempi sono sostanzialmente passati. Molti alberi sono stati nel frattempo isolati e musealizzati, con sentieri ad hoc, tabelle, paline, cartelli esplicativi, recinzioni insormontabili.
ESISTE ANCORA PERO’ ALMENO una categoria di situazioni che possono far rivivere quel senso di pericolo, di illecito, di rischio che attribuiva quel qualcosa in più all’avventura di uscire di casa per raggiungere quasi una forma di conoscenza, ed esistenza, non per tutti. Si tratta di una percezione, un’idea, ma tant’è… questa categoria riguarda gli alberi presenti nelle case abbandonate o chiuse, magari semplicemente perché il proprietario è deceduto. Tra i grandi alberi della Regione Liguria che non sono riuscito a individuare c’è un albero misterioso, di cui anche in internet si trovano pochissime fotografie, e spesso assai datate. Si tratta della cerrosughera (Quercus crenata) di Varese Ligure, nell’entroterra spezzino, a poca distanza dal confine con la provincia genovese. Ora, di ritorno da un festival in Toscana, e dopo aver rivisto due alberi campione di quel mondo, ovvero la celebre Quercia delle Streghe di Capannori e l’abete bianco noto come il Re dell’Abetone, esco al casello di Brugnato – Borghetta di Vara, quindi percorro la trentina di chilometri che mi conducono in questo curioso abitato che è Varese Ligure: si gira una curva e si entra in un centro popoloso, una strada piena di automobili e negozi, manca soltanto il mare e potremmo essere in una delle numerose località turistiche della costa. E poi si sale, direzione località Casareggio.
SE ESISTE UN POSTO AL FINE di una strada sempre più accidentata e improbabile, ecco questo è proprio Casareggio. Nelle ultime centinaia di metri il bosco si fa sempre più incombente e la stradina sempre più erosa e ristretta: ora finirò nei guai, penso, avanzando lentamente. E invece il cielo ritorna, le case, addirittura curate, e alcune persone a cui pongo le vecchie domande di una volta: Mi hanno detto / Ho letto che qui c’è un grande albero monumentale… Conosce la vecchia quercia?… Mi saprebbe gentilmente dire dove posso trovare un vecchio albero… ? Contrariamente alla nomea di liguri gente inospitale, le persone con cui parlo sono disponibili e ricche di segnalazioni. Ed è così, che un chilometro e mezzo dopo il termine delle case della frazione, mi fermo, raggiungo un sentiero erboso chiuso da un filo spinato ma non abbastanza, e così procedo, e mi concedo la visita a questo grande albero.
PER UN CERTO PERIODO SI ERA DETTO che la cerrosughera fosse morta. Che un vento l’avesse sradicata o che fosse seccata in piedi, come può capitare. Invece, coriacemente, cresce addossata al muretto che sostiene una casa di vacanza, abitata per lungo tempo da un signore mancato pochi mesi orsono. La sua dimensione mi sorprende: anzitutto la ricca corona di fronde che la circonda, e poi il tronco, grosso e tubolare, che sale fino ai 10-12 metri. Due grosse bocche nere: una grande O al centro, diretta dalla mia parte, e un’altra alla cima del tronco, figlia del fulmine.
AVVICINANDOSI SI AMMIRANO LE SUE FORME, i rami ancora robusti, la sua particolare corteccia: è tipico delle roveri verdi o cerrosughere mostrare diverse spugnosità che ricordano, ovviamente, la corteccia spessa e rugosa delle sughere. Le foglie sono diverse, ricordano quelle del cerro ma più piccole. In Italia ne ho già incontrate alcune monumentali: un esemplare sui colli torinesi, ed una lungo una strada che conduce alla bella Volterra. Ma questa è un’altra cosa: la sua forma maestosa, annosa e dignitosa, vissuta ma ancora vitale, ma è anche uno di quegli alberi che possono alimentare la fantasia, anche un certo gusto per l’horror. E infatti sul mio taccuino scrivo: albero urlante.
RESTO COSI’ A STUDIARLA PER UN PO’. Misurazioni: la scheda forestale della Regione Liguria segnala per questo albero le seguenti misure: altezza 16 metri. E ci siamo, ad occhio avrei stimato 15 ma siamo lì. Diametro del fusto: 560 cm. Forse intendevano circonferenza? Ad ogni modo misurarla è difficile, poiché la base dell’albero è cresciuta addossata al muretto, probabilmente in precedenza sorreggeva una costruzione diversa rispetto all’attuale villetta, un roccolo o una cascina ottocentesca. L’unico modo per misurarla richiede di salire dalla parte dell’ingresso dell’abitazione, in cima al muretto, e da qui si può prendere una misura del tronco che mi segnala un 620 cm di circonferenza. Ma se pensiamo a come è fatto l’albero significa una misura presa a circa 3 m – 3 m e mezzo di altezza rispetto alla sua base reale che dunque sarebbe maggiore. 7 m? O 8? Solo ipotesi. Finalmente sono riuscito a documentarla, finalmente la fantasmatica cerrosughera di Varese Ligure esiste, è qui, come molti di questi alberodonti, radicano nel loro piccolo mondo di segreti da secoli e ci aspettano, anzi, già ci aspettavano, da prima ancora che la mia generazione nascesse, da prima ancora che venissimo concepiti dai nostri vecchi. Età presunta? 400 anni? 500? O più?
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