Visioni

Quella variabilità incandescente delle tensioni musicali

Quella variabilità incandescente delle tensioni musicaliÙna coreografia di «Forma Mentis» – foto di Cristiano Castaldi

A teatro «Recollecting of a falling», serata per celebrare i 30 anni di vita di Spellbound Contemporary Ballet

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 8 giugno 2024

A chiusura della stagione di danza promossa da Amat per Pesaro 23/24 Capitale della Cultura, ha debuttato al Teatro Rossini la prima assoluta di Recollecting of a falling, serata a due titoli con cui la compagnia Spellbound Contemporary Ballet di Roma diretta da Mauro Astolfi e Valentina Marini e dal 2022 diventata Centro di Produzione della Danza, ha festeggiato i suoi 30 anni di vita. Ad aprire il programma è Forma Mentis di Jacopo Godani. Coreografo dalla scrittura ricca di colori dinamici e di lucide articolazioni formali, l’italiano Godani lavora attualmente come free-lance dopo aver diretto con successo dal 2015 all’anno scorso la Dresden Frankfurt Dance Company, affidatagli dal precedente direttore William Forsythe.

LA CREAZIONE si apre con un inizio sfolgorante. Un entrare improvviso, senza preamboli, nella natura più specifica della danza, un gruppo che si appropria dello spazio scenico in un dialogo di movimento serrato dove la personalità di scrittura sui singoli non è aliena da un’attenzione battente al rapporto tra le parti. Una collettività di nove danzatori tra nomi cardine di Spellbound come Maria Cossu e varie giovani new entries.
Con loro in scena c’è un’altra presenza chiave del pezzo: il fisarmonicista Sergey Sadovoy. Venticinque anni, un talento notevole, bella la storia del suo incontro con Godani. Il coreografo lo ascolta suonare per le strade di Francoforte. Gli dà il suo biglietto. Non lo sente per mesi finché lo rincontra. Sergey è ucraino, se ne è andato dal suo paese per la guerra. Ha alle spalle una forte formazione. Godani gli propone di lavorare in compagnia in Germania. La collaborazione inizia e continua anche in Forma Mentis. La creazione è costruita in modo tripartito, con il primo e l’ultimo movimento giocati in scena sulla variabilità incandescente delle tensioni musicali e di movimento tra fisarmonicista e danzatori, e il pezzo centrale segnato dalla forma ipnotica del passo a due su partitura elettronica originale di Ulrich Müller.

Una collettività di nove danzatori e con loro in scena il virtuoso fisarmonicista Sergey Sadovoy

LA COREOGRAFIA di Godani non manca di sorprese per l’inventività pulsante tra equilibri complessi, una mobilità suadente che attraversa il corpo in spirali avvolgenti, una relazione tra movimenti a terra e tensioni verso l’alto e verso l’orizzontalità, lifts in corsa e cadute nella gravità, la capacità di trasformare gli assoli in duetti, in terzetti, in gruppi, in nuove relazioni. Sadovoy, da parte sua, tutto è meno con un mero accompagnamento. La sua posizione in scena, seduto su un cubo, cambia, a volte più di lato, a volte in centro, portando a uno sviluppo della coreografia che ha un ampio raggio di indagine. L’alternarsi delle partiture e dei compositori scelti, da Vladimir Zubitsky, a Semionov, Scarlatti, Vladimir Vlasov, porta infatti nella danza a uno sfolgorio di temperature in cui si passa da un movimento più terreno e percussivo a una qualità fluida, quasi acquatica, con momenti in cui sembra vibrare nel gesto una sfumatura liturgica e improvvisi precipizi nella velocità.

NIENTE di facile, né nei conteggi, né nella consapevolezza delle parti singole e della tecnica, sfida che i nove danzatori di Spellbound vincono in pieno. Davvero bravi. Mauro Astolfi, fondatore della compagnia e coreografo con all’attivo moltissime creazioni, firma per i suoi danzatori la seconda parte della serata. Daughters and Angels, su musica originale di Davidson Jaconello, è un inno al femminile, all’intelligenza e intuito della donna, a partire dal testo Knowledge and Powers della studiosa Isabel Peréz Molina. Uno scritto che esplora la figura della donna dal Medioevo in poi, guaritrice e neo-scienziata trasformata dalla misoginia in strega da bruciare viva. Disegno luci di Marco Policastro per mettere in evidenza l’elemento chiave della scenografia, un grande telo di sottilissima seta nera da cui emergono con bella credibilità le donne, artefici e custodi di antichi rituali, madri guaritrici da cui gli uomini hanno, sembra dirci Astolfi, ancora oggi molto da imparare. Dopo il debutto a Pesaro lo spettacolo sarà a fine settembre a Torinodanza Festival, in novembre al Grande di Brescia, tappe successive nel corso della prossima stagione.

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