La lettera di Enzo Carra

Cara direttrice,
alla vigilia di Natale del 1992 fu introdotta nell’ordinamento penitenziario una norma per «proteggere i soggetti tradotti dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità».

Patrizio Gonnella lo ha ricordato, commentando sul manifesto di ieri il «cattivo esempio pubblico di legalità» offerto dal ministro della Giustizia con il video postato sulla sua pagina facebook per solennizzare il proprio ruolo nella cattura di Cesare Battisti.

Certo questa è materia troppo delicata e decisiva non soltanto per il diritto penale ma per la stessa convivenza civile. Concordo dunque con il ragionamento svolto da Patrizio Gonnella ma vorrei ricordargli che la norma «antispettacolarizzazione» da lui opportunamente citata è di fine ’92 e le immagini di Enzo Tortora in manette sono di dieci anni prima, giugno 1983.

Aggiungo, e quanto preferirei non farlo, che tre mesi dopo l’introduzione della norma a tutela dei «tradotti» io venivo sospinto in un’aula del palazzo di giustizia di Milano in schiavettoni e catene a favore di telecamere. Continuo a chiedermi se i registi di quelle scene abbiano operato per la giustizia. (Enzo Carra)

 

La risposta di Patrizio Gonnella

Gentile Enzo Carra,

ricordo perfettamente quanto accadde in quel lontano 1993. E ricordo anche che, sin da allora, chi mi precedette alla presidenza di Antigone, intervenne pubblicamente, stigmatizzando il comportamento delle forze dell’ordine e di quelle televisioni che decisero di mandare comunque in onda le immagini, nonostante i divieti di legge. Vedo una duplice differenza rispetto al suo caso. Nella sua vicenda, da un lato, vi era stata la mancata partecipazione allo show (chiamiamolo così) di esponenti del Governo, dall’altro, l’orribile scelta di mostrarla ammanettata alle platee televisive. Qualche riflessione merita l’attenzione esagerata dei media – vecchi e nuovi – alle vicende di cronaca. Un voyeurismo che ha prodotto una degenerazione culturale e linguistica nonché un pericoloso circolo vizioso che vede il coinvolgimento di personaggi politici, privi di freni etici. Esiste una tv del dolore e del compiacimento dell’altrui sofferenza che alimenta sentimenti pubblici di odio e di vendetta. Se a tutto ciò aggiungiamo le future pillole di democrazia diretta che ci aspettano, forte è il rischio di tornare alla legge del taglione. (Patrizio Gonnella)