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«Quella mamma orsa che ha cambiato la mia vita»

«Quella mamma orsa che ha cambiato la mia vita»

Wwf Il fondatore Fulco Pratesi ha compiuto 90 anni. Il suo Panda in questa intervista del presidente dell’associazione Luciano Di Tizio

Pubblicato circa un mese faEdizione del 12 settembre 2024

Il 6 settembre come Wwf abbiamo avuto il piacere di festeggiare i novant’anni di Fulco Pratesi, fondatore e attuale presidente onorario dell’Associazione. Nella piccola cerimonia svoltasi nella sede nazionale a Roma, alla presenza di tanti amici, dello staff, di volontari, naturalisti e figure storiche dell’ambientalismo italiano, abbiamo avuto modo di ripercorrere la straordinaria vita di

Fulco che in gran parte coincide con quella del Wwf, nato nel 1966 da un piccolissimo gruppo di appassionati di natura e divenuto negli anni la principale associazione italiana per la conservazione della natura.

Fulco ci siamo conosciuti, negli anni ’70, quando tu eri impegnato nell’Operazione San Francesco, quella che ha cambiato il modo di considerare i lupi in Italia. Ti confesso che quando tornai in redazione, dopo l’intervista, i colleghi mi chiesero di te, e io ti definii un matto con una visione geniale. Mi chiedo se allora avevo esagerato e comunque mi piacerebbe sapere se almeno un po’ ti riconosci in questa definizione.
Mi sembra eccessivo parlare di visione geniale: avevo semplicemente capito sin da allora quali e quanti danni noi esseri umani stavamo provocando al pianeta che ci ospita e cercavo di fare il possibile per porre rimedio. Non posso dire di esserci riuscito, ma qualcosa abbiamo fatto. Certo non da solo: nel Wwf ho avuto e ho tante amiche e amici, persone per bene che lavorano per tutelare l’ambiente. Dandoci da fare insieme in questi quasi sessant’anni abbiamo pur ottenuto qualche buon risultato, ma questo lo sai: ora tocca a te coordinare gli sforzi e ci riuscirai, perché come me sei un naturalista. Lo ricordi, vero, che cosa ti ho detto appena sei stato eletto?

 

Come potrei dimenticarlo? Ero diventato presidente da meno di cinque minuti quando ho risposto alla tua telefonata: Finalmente, mi hai detto, un naturalista torna alla guida del Wwf. Subito dopo hai, giustamente, elogiato tutti gli altri presidenti.
Certamente: tutte persone che, come a suo tempo ho fatto io, si sono date da fare. È la squadra che vince, non il singolo per quanto bravo possa essere.

D’accordo, Fulco, ma basta parlare degli altri. Oggi è la tua giornata e tutto il Wwf è qui, ex presidenti compresi, per festeggiare i tuoi primi splendidi novant’anni. Hai qualche bel ricordo da condividere con me e con noi tutti?
Beh, non posso che cominciare da quella mamma orsa che ha cambiato la mia vita: ero un cacciatore ed ero in Turchia per sparare a prede che qui in Italia non c’erano. Un’orsa con i suoi cuccioli è passata davanti al mio mirino: sono rimasto incantato a guardarla, a vedere com’era dolce ma pure risoluta con i piccoli cui insegnava a vivere. Da quel giorno, avevo 29 anni, sono stato una persona diversa, sono diventato l’uomo che tutti voi conoscete.

Da cacciatore pentito a fondatore del Wwf il passo non è poi così breve…
Non mi bastava di certo aver abbandonato il fucile. Bisognava fare qualcosa per proteggere l’ambiente. Era da poco nata in Svizzera una organizzazione internazionale che aveva esattamente questo scopo: scrissi a loro per avere un aiuto e fu proprio il neonato Wwf a suggerirmi di fondare una sezione italiana. Era il 1966. La prima sede fu uno stanzino nello studio da architetto che condividevo con mia moglie Fabrizia. Facemmo subito follie: avevamo in cassa pochissimi soldi ma cominciammo pensando in grande: acquistammo i diritti di caccia della laguna di Burano, ovviamente con l’obiettivo di vietarla ai fucili. È stato così che nacque la nostra prima Oasi.

In realtà con Burano tu hai inventato un modello, decisamente di successo. Le Oasi Wwf oggi sono più di cento e ci consentono di proteggere circa 27.000 ettari di natura. Con l’aiuto di tutti: certamente ricordi come nel 1985 il “tuo” Wwf raccolse oltre 600 milioni di lire per acquistare l’area di Monte Arcosu, in Sardegna. Un’ operazione di successo che ha salvato il cervo sardo dall’estinzione. Senza dimenticare il peso che hai avuto per la nascita del sistema dei Parchi nazionali e nella fase di approvazione della legge quadro sulle aree protette, nel 1991.
Tu continui ad attribuire solo a me meriti che invece sono di tutto il movimento. Se proprio vuoi elogiarmi credo che l’Operazione San Francesco, quella che ha provocato il nostro primo incontro, sia stata davvero importante, perché ha contribuito a cambiare, in meglio, il nostro modo di approcciarci alla natura. Prima di allora il lupo era quello “cattivo” delle favole, si narravano storie di aggressioni all’uomo, di neonati rapiti, di stragi immense di pecore e buoi. Ne erano rimasti meno di cento confinati sulle montagne tra Abruzzo e Calabria. Esistevano ancora i “lupari”, cacciatori specializzati nel braccare i lupi, e la gran parte delle persone considerava giusto sterminare questo magnifico animale. Anche lì non ero certo solo, ma ho dedicato molto impegno per quella campagna. È stato faticoso ma oggi la gran parte di noi ha una visione più corretta e i lupi sono tornati a essere tanti, lungo tutto l’Appennino e pian piano anche sulle Alpi. Ecco, vedi, è sull’educazione, in particolare dei giovani, che bisogna puntare, se vogliamo salvare questo pianeta.

Continui a essere ottimista, vedo…
Se non lo fossi non avrei fatto tutto quello che ho fatto nella mia vita. Certo può scoraggiare scoprire che c’è, nel 2024, ancora gente convinta che la terra sia piatta oppure che nega un cambiamento climatico che è sotto gli occhi di tutti, ormai quasi ogni giorno, ma la gran parte delle persone, ne sono convinto, non è così. Tutti quelli che si guardano attorno con intelligenza e senza preconcetti sanno che abbiamo maltrattato questo pianeta e continuiamo a farlo. Siamo fortunati a vivere in un mondo così meraviglioso, ma lo stiamo distruggendo: la popolazione umana nell’ultimo mezzo secolo è praticamente raddoppiata a discapito della natura, con danni spesso irreversibili alla biodiversità. Ma possiamo ancora farcela, e le tante persone che continuano ad avvicinarsi al Wwf ne sono la prova evidente.

Un patrimonio che difenderemo e cercheremo di far crescere il più possibile, sarà questo il nostro primo impegno. Posso farti però un’ultima domanda e chiederti che cosa ti aspetti per il futuro?
Ho novant’anni e credo di averli spesi bene. Non so quando tempo mi resta ma sono sereno e se guardo alla storia mia e della mia meravigliosa famiglia sono soddisfatto. Quello che mi aspetto è che il Wwf continui nella sua opera anche quando non ci sarò più. Non ho paura della morte, ne abbiamo parlato altre volte e lo sai. Sono convinto che lassù qualcuno riconoscerà il mio impegno in favore della natura. Per i credenti è un dono del Padre Eterno, ma sta a noi conservarla.

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