Cultura

Quella «leggerezza» in equilibrio instabile

Quella «leggerezza» in equilibrio instabileLe immagini a corredo del pezzo sono installazioni tratte dalla mostra «Parallel Lives. Susumu Shingu + Renzo Piano» (Osaka) – Foto Yuki Seli

GEOGRAFIE A Osaka la retrospettiva «Parallel Lives. Susumu Shingu + Renzo Piano». Una grande mostra in Giappone visitabile fino al 14 settembre al Nakanoshima Museum of Art. Attraverso pannelli che rendono leggibile la doppia biografia di entrambi, il percorso dà il senso dei due destini che si intersecano a partire dalla comune data di nascita, il 1937

Pubblicato circa un anno faEdizione del 30 agosto 2023

Quando due vite già di per sé straordinarie, che potrebbero scorrere parallele, si incrociano, allora la matematica cade e uno più uno non fa più due e basta, ma si moltiplica per comprendere la varietà di progetti, di idee, di sogni nati da quell’incrocio.
È questa l’esperienza interpersonale e interculturale che la mostra Parallel Lives (in giapponese heiko jinsei) Susumu Shingu + Renzo Piano, prendendo spunto da una biografia di Plutarco, intende convogliare negli ampi spazi del Nakanoshima Museum of Art di Osaka, dedicando alla collaborazione tra i due grandi professionisti e sognatori una bellissima retrospettiva (e prospettiva) che ha aperto i battenti il 13 luglio, nel giorno di compleanno di Susumu Shingu, per chiuderli il 14 settembre, data di nascita di Renzo Piano. Una scelta scherzosa quella della programmazione, che ricalca il senso di gioco e l’intesa amichevole, quasi fraterna, che lega i due, percepibile dietro la meticolosa cronologia della mostra alla cui realizzazione ha contribuito anche Studio Azzurro.

UNA MOSTRA NON FACILE per le dimensioni poco adatte agli spazi museali delle opere dei due: Piano è noto per imponenti progetti di infrastrutture e architetture nel mondo; Shingu per le sue magiche sculture di vento, spesso esposte in spazi pubblici all’aperto. Eppure, attraverso pannelli che rendono leggibile la doppia biografia e cronologia dei progetti di entrambi, bozzetti e plastici, prototipi e sculture in dimensione reale che si muovono nello spazio, videointerviste doppie e proiezioni dinamiche a parete, il percorso riesce a dare il senso dei due destini che a un certo punto si intersecano a partire dalla comune data di nascita, il 1937.

L’occasione delle prime due collaborazioni nasce da una telefonata dallo studio di Genova di Piano all’atelier di Shingu sulle colline di Toyonocho a Osaka. È il 1989, e Piano ha vinto il concorso per la progettazione del Terminal passeggeri dell’aeroporto internazionale del Kansai su un’isola artificiale a circa 50 km da Osaka. Piano chiede di incontrare Shingu durante la sua prossima visita giapponese. Si incontrano all’Hilton hotel e l’italiano fluente parlato da Shingu conquista subito Piano che esclama «Mamma mia!».

Fu l’inizio di un’amicizia lunga una vita e il punto di partenza dei primi due grandi progetti: il nuovo sviluppo su progetto di Piano dell’antico porto di Genova in occasione dell’Expo Genova ‘92 – Colombo ’92, dove ancora oggi svetta l’infilata di nove sculture «Columbus’s Wind» di Shingu, e il vero progetto per cui Piano si era mosso, concretizzatosi nel 1994 con l’installazione di Shingu nell’area partenze dell’Aeroporto del Kansai di una sottile scultura volatile che Shingu chiama «Boundless Sky» (Cielo senza limiti).
Rispondendo alla richiesta di Piano: «puoi rendere visibile il flusso dell’aria con una struttura minima?» Shingu crea lungo l’innovativo sistema di aerazione del Terminal una serie di ingranaggi leggerissimi con vele gialle e azzurre che, ispirate al movimento dei pesci che nuotano contro la corrente marina, si muovono al minimo fluire dell’aria, rendendo visibile ciò che diversamente nessuno avrebbe notato.

A QUESTI sarebbero seguiti altri 8 progetti: in Italia presso la sede di Renzo Piano a Genova (1995), il complesso commerciale Meridiana di Lecco (1998), la Banca Popolare di Lodi (1999), il Lingotto di Torino (2001), la sede del Sole 24 Ore di Milano (2004); in Giappone alla Maison Hermes di Ginza (2001); in Grecia alla Stavros Niarchos Foundation che comprende la Biblioteca Nazionale e l’Opera Nazionale a Kalithea, poco distante da Atene (2016); negli Stati Uniti il complesso residenziale 565 Broome Soho (2021).
Del maestro Renzo Piano sappiamo tutto, forse un po’ meno noto al pubblico è il suo personale legame con il Giappone confermato dalla presenza costante del collaboratore storico del Renzo Piano Building Workshop, Shunji Ishida, e dalla Fondazione Renzo Piano nata nel 2004 ma concepita durante una visita al Grande Santuario di Ise di Renzo Piano con la moglie e Tadao Ando. L’idea che lo spronò fu la tradizione di ricostruzione ventennale del Santuario shintoista e l’idea un ventennio sia il tempo necessario a formare la generazione di artigiani e carpentieri successiva; così la Fondazione fu concepita, con l’intento di essere luogo di esperienza e trasmissione del sapere tra diverse generazioni.

Anche l’Atelier Earth di Shingu, originario di Toyonaka, nella provincia di Osaka, fu creato tra le colline di Sanda con intento simile, dove si progetta, si sperimentano materiali e si costruiscono prototipi, con l’idea che l’azione creativa non debba essere meramente decorativa ma contribuire a migliorare l’ambiente e creare spazi nuovi. Shingu riflette nelle sue sculture ispirate al movimento del vento e dell’acqua la freschezza di un pensiero fanciullesco, ma gli equilibri sottili che muovono vele e strutture, rendendo ciascuna scultura mutevole e sempre diversa, rivelano la continua ricerca ingegneristica, basata su regole fisiche e meccaniche e sull’osservazione amorevole della natura: ali di uccelli, di farfalle, piume, foglie, ma anche ragni, pesci e insetti. I suoi disegni e il laboratorio straripante di minuti congegni che si muovono al minimo soffio d’aria, di diversi materiali e colori, fanno subito pensare a Leonardo da Vinci e insieme a un parco dei divertimenti.

UN PARCO LEGATO alla forza della natura, che prima porta in tour per il mondo con il coraggioso progetto «Wind Caravan» (2000-2001) in cui venti sculture vengono trasportate e installate temporaneamente nelle terre più lontane e inabitate del pianeta, dalla Nuova Zelanda alla Finlandia, al Marocco, fino alla Mongolia e al Brasile, e poi rende luogo stanziale poco lontano dall’atelier realizzando, nel 2014, il sogno di una intera collina ad Arimafuji, donata dalla provincia di Hyogo, che diventa il «Susumu Shingu Wind Museum», un parco con dodici grandi sculture d’acciaio che sfidano il cielo con braccia, pale e vele semoventi e accolgono famiglie e visitatori con programmi educativi per i piccoli. Shingu, pochi lo sanno, è anche il padre di Sandalino (2019), un esserino alieno coloratissimo, simile ad Arlecchino che, con ai piedi i suoi sandali (da qui il nome che gioca anche col nome della località Sanda dove Shingu e Sandalino risiedono), arriva sulla terra da chissà quale pianeta e ne scopre la bellezza con occhi puri e interrogatori.

Sandalino diventa protagonista dello straordinario libro per bambini pop-up pubblicato anche in Italia da l’Ippocampo, a cui si aggiungono Il piccolo bosco misterioso e il Viaggio del Vento. Sandalino diventa come Pinocchio anche un pupazzo, ma non di legno, di pezza, protagonista di performance teatrali e workshop per bambini, e a lui Shingu affida anche la chiusura della mostra facendo volare Sandalino verso il Cielo ad annunciare forse i nuovi progetti dell’architetto visionario e dello scultore del vento, tra cui il Tokyo Marine Building a Marunouchi già in corso d’opera, o forse con più grande immaginazione l’Utopia dell’Atelier Earth (Terra), che immagina un Pianeta come lo studio di ciascuno e sculture che continuino a sorprendere e a danzare nel vento anche per i posteri.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento