Cultura

Quella esatta meccanica di corpi dolenti

Quella esatta meccanica di corpi dolenti

NARRATIVA A proposito dell'ultimo libro di Paolo Zardi

Pubblicato circa un mese faEdizione del 23 agosto 2024

Protagonista della nuova raccolta di racconti di Paolo Zardi, La meccanica dei corpi (Neo edizioni, pp. 170, euro 15) è il corpo umano, di cui l’autore ci consegna una fenomenologia attraverso le carni e le ossa, il dolore, le relazioni, le vibrazioni. È tuttavia un’impresa che, come ogni fenomenologia, incontra una battuta d’arresto quasi insuperabile quando c’è da osservare sotto la sottile coltre della pelle. Cosa si muove nell’interiorità altrui l’osservatore può solo immaginarlo, deducendolo dai movimenti, dalle reazioni, dall’espandersi o dal contrarsi: dalla misteriosa meccanica dei corpi.

SONO DEDUZIONI che, più che proporre risposte, aprono domande destinate a rimanere tali, se la letteratura non vuole trasformarsi in mistica ma conservare il proprio statuto umano. Siamo indotti a chiederci cosa spinga una persona a tradire le proprie radici, la propria storia, i propri affetti, per una qualche illusione di successo. Ci chiediamo quale sia la sofferenza che guida un padre alla ricerca del figlio scomparso e, trovatone il cadavere, sedersi in attesa della propria morte. Ci chiediamo se, nell’eterno roteare dei corpi celesti, si dia mai una combinazione di elementi tale da ricapitolare il tempo passato in un’immagine statica e, soprattutto, se sia possibile accedere a tale immagine superando il proprio limite corporeo. Si può descrivere il dolore di una pallottola che penetra le carni, ma si può davvero comprendere il trauma che devia completamente l’identità e la biografia di chi ne viene colpito?

Più di tutto, siamo portati a chiederci se davvero un personaggio possa essere ridotto alla sua dimensione corporea, o se invece non ci sia dell’altro. Il corpo custodisce un mistero profondo: l’estrema solitudine dell’essere umano, così rivolto verso un orizzonte trascendentale che può comprendere, sul quale può muoversi, ma che non può mai davvero contenere in un perfetto e definitivo soddisfacimento della perpetua tensione che è la vita. È il mistero che incontriamo alla fine del penultimo racconto, forse il più intenso: il completo spaesamento fa seguito a un violentissimo trauma, e conduce alla totale indifferenza nei confronti di tutti e tutto, della vita stessa.

ED È IL MISTERO di cui leggiamo nell’ultimo racconto, in cui il protagonista nell’atto di gettarsi sotto un treno, percepisce finalmente per la prima volta il proprio corpo come assolutamente estraneo e si riscopre come altro da quell’involucro di dolore e paura. La scrittura di Zardi è un passaggio al limite, sostando sulla frontiera fra l’esperienza e l’enigma.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento