Ipotizziamo di avere quindici/diciotto anni e la musica che ci gira intorno ha più o meno il valore di un fazzoletto usa e getta. Ipotizziamo anche di non conoscere affatto i The National e che per la prima volta ci mettiamo all’ascolto di questo nono album. Ed è proprio qui il segreto per apprezzare il nuovolavoro della band americana. In fondo sarebbe un po’ riduttivo ( da 40enni e oltre) dire che il disco segue le dinamiche musicali degli album precedenti, e che essendo stati quasi vicini allo scioglimento siano tornati indietro per non rischiare di cadere del tutto.  E poi che male ci sarebbe a cercare conforto nelle proprie certezze? Non è che forse ci si aspettava qualcosa che non può arrivare? Qualcuno voleva un suono nuovo, una novità, una rottura? Beh la novità è che Aaron Desner ( co fondatore e chitarrista) è anche il produttore di Taylor Swift, quindi due sono le cose: o la stampa non ha capito chi sono i The National o i The National hanno capito sin dall’inizio come funziona la stampa. Quindi questo è un album piacevolissimo, confortante e senza molte pretese. Come del resto, sono sempre stati i The National.