Non esiste forse forma più genuinamente moderna del pensiero di ciò che chiamiamo critica. Un’operazione che, da Kant a Marx, attraversa e assume tutta quanta la tradizione – tutti i quanti i «dogmi» – proponendosi di verificarli prima per poterli meglio rovesciare poi. È a questa pratica illuminista – il cui sabotaggio foucaultiano, sotto l’etichetta di «ontologia del presente», è fin troppo noto perché metta conto ricordarlo – che Stefano Rodotà si è sempre orgogliosamente richiamato. E NON È UN CASO che a essa decise di intitolare una delle sue imprese editoriali più felici e forse più importanti: la fondazione...