In quanto a «tradimenti» Pinter non ha niente da temere. Quello è il testo, quelli i dialoghi, quelle le didascalie. Nessuna manomissione è ammessa. Regola ferrea, diritti inscalfibili. Unico tradimento possibile quello che il regista fa a se stesso. Michele Sinisi ama assemblaggi e depistaggi. Con Pinter morde il freno ma non rinuncia alla deflagrazione: la scena (installazione digitale), la musica (rock pop), il finale (un sabba tarantolato). I suoi Tradimenti, fra i più fortunati lavori del premio Nobel britannico (la prima è andata in scena a Londra nel 1978), rappresentati alla Sala Fontana, fanno i conti con questa dicotomia....