L’idea di un Medioevo globale oggi è divenuta possibile: vero che il concetto di «età di mezzo» nasce e si sviluppa per designare un’era della storia europea, ma nel corso dei dieci secoli di cui è composto i suoi confini sono stati aperti agli scambi con tutto il mondo che si poteva conoscere. Viaggiavano le merci, i saperi, le idee, gli oggetti, i libri e, naturalmente, le persone.

LE TRACCE che hanno lasciato permettono dunque un approccio differente alla storia, una global history medievale alla quale, negli anni, Anna Unali ha dato un contributo importante. Dopo gli ultimi due volumi rivolti alle rotte dell’Oceano Indiano, ossia Seguendo i monsoni e Verso le isole delle spezie, ci porta adesso in Africa con Il filo rosso tra Europa e Africa. Intese commerciali e politiche di conquista. XI-XV secolo (Harmattan Italia, pp. 242, euro 33,50).

La storia delle relazioni con l’Africa è meno nota di quella che concerne i rapporti con l’Asia, complice forse l’assenza di narrazioni ricche come quelle che vanno da Giovanni di Pian del Carpine a Odorico da Pordenone passando per Marco Polo. Eppure, il Mediterraneo poneva gli europei immediatamente in contatto almeno con il mondo nordafricano. Anna Unali, comunque, va molto più in profondità, perché ci parla anche dei rapporti con aree più meridionali, seguendo soprattutto le piste dell’oro che conducevano verso il Sudan.

Il filo rosso tra Europa e Africa ci parla di un sostanziale equilibrio fra i due blocchi continentali per buona parte dei secoli presi in considerazione. Le cose cominciarono a cambiare nel Quattrocento, quando le navigazioni esplorative presero la strada dell’Africa, in vista di una sua possibile circumnavigazione. Il grande organizzatore delle prime fra queste imprese marittime, Enrico detto appunto il Navigatore, aveva riunito nel sud del Portogallo, l’Algarve, un vero e proprio centro di studi al quale convenivano navigatori, astronomi e cartografi.

NEL 1447 I PORTOGHESI giungevano alla foce del Senegal, dove potevano entrare in contatto con le carovaniere che trasportavano oro, il portoghese Bartolomeo Diaz varcava il Capo di Buona Speranza aprendo così la via verso l’Oceano Indiano e nel 1497 salpava da Lisbona Vasco de Gama, che sarebbe giunto alle coste dell’India. Agli inizi del secolo i portoghesi avevano anche preso Ceuta, alla quale Unali dedica un capitolo del libro. Questa svolta dette inizio, come detto, a una frattura nei rapporti secolari fra Africa e Europa, e all’inizio di una politica di sfruttamento, già evidente nel Cinquecento, dalla quale non siamo mai usciti: Anna Unali ne studia le premesse medievali, sottolineando però soprattutto la frattura che le separa dagli sviluppi moderni.