Cultura

Quel desiderio inesausto di tessere l’eccedenza

Quel desiderio inesausto di tessere l’eccedenza

MATERIALI Una lettera immaginaria ad Alice Ceresa a proposito dell’anima e di Dio

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 12 maggio 2016

Cara Alice,

capisco che forse è sconveniente ma devo proprio discutere con te. Tu non tieni in nessun conto il bisogno semplice di cui sono portatori e portatrici gli esseri umani di dare un nome, un senso, un significato a ciò che eccede la pura materialità, e questo è vero tanto quando parli di Dio che quando parli dell’anima. È indifferente che questo bisogno sia di carattere materiale o immateriale o sia dovuto alla paura. In ogni caso non c’è motivo di deriderlo. A che serve farlo? A che serve spiazzare quel bisogno dicendoci che siamo fatti di niente? Dirci che è solo la paura che ci spinge a lavorare di immaginazione? È questa la vera domanda che voglio farti: «A che ti serve»? Certo ci facciamo una risata, ma dove ci porta?

Mentre invece se il bisogno c’è, e c’è, prendendolo in considerazione e facendolo lavorare, la condizione umana dà un nome a quello che eccede l’essere semplicemente un protozoo, e questo nome è, ed è stato «Dio», declinato in mille forme. Tu lo racconti nella tradizione giudaico cristiana, perché è noi che vuoi prendere in giro. Noi, che anche senza volerlo dire continuiamo a «nominare» questo Dio di cui saremmo immagine.

È da femminista a femminista che ti parlo: è da femminista che ho bisogno di lavorare sull’eccedenza, perché altrimenti è la mia condizione di donna che non trova spazio. Ho bisogno di lavorare sull’eccedenza per fare spazio per me: e di tutto quello che mi viene offerto come lavoro sull’eccedenza faccio uso e abuso, perché mi serve allo scopo. Quindi, anche se rido con te, non posso che discutere alla radice la tua posizione. E dirti che, nel mio essere creatura umana a pieno titolo, è nel mio interesse profittare di tutto quello che il pensiero umano è riuscito a concepire in termini di narrazione, invenzione, fantasia produzione, mito, religione – non scartare niente, non buttare via niente, e quindi neanche Dio – se mi serve a poter dire: libertà, salvezza, bene, amore. Me stessa insomma.

Tu scarti, dici: «è errore, è errore!», io faccio l’opposto: recupero e recupero. Tra l’altro con lo stesso spirito spudorato.

Ciao, a presto,
Rosetta Stella

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[dal volume «Abbecedario Ceresa. Per un piccolo dizionario della differenza», in corso di pubblicazione per le cure di Laura Fortini e Alessandra Pigliaru nella collana della Società Italiana delle Letterate «Mnemosine» per la casa editrice ebookwomen di Bologna]

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