Quel Blackout che predice il futuro
Habemus Corpus Troppi condizionatori accesi, hanno sentenziato i tecnici. Conseguenza: città al buio e quindi non solo condizionatori spenti, ma anche frigoriferi, lampadine, ventilatori, piastre a induzione, forni, computer
Habemus Corpus Troppi condizionatori accesi, hanno sentenziato i tecnici. Conseguenza: città al buio e quindi non solo condizionatori spenti, ma anche frigoriferi, lampadine, ventilatori, piastre a induzione, forni, computer
Dopo una primavera piovosa e un inizio estate che non era estate, a Milano non erano più emotivamente preparati al caldo di giovedì scorso (35 gradi più umidità all’80%. Che cosa fa l’abitante contemporaneo quando la temperatura diventa insopportabile? Accende il condizionatore, e così hanno fatto i milanesi, salvo poi scoprire che in troppi hanno avuto la stessa idea. Risultato, ampie fette di città, da Porta Vittoria a Moscova, da Sarpi a Città Studi fino a Bruzzano, che sta a nord della metropoli, sono rimaste senza corrente chi per tutta la sera, chi fino a venerdì mattina.
Troppi condizionatori accesi, hanno sentenziato i tecnici specificando che l’aumento del consumo di energia è stato del 30% superiore rispetto ai primi giorni della settimana. Si tratta del massimo carico registrato a partire dal 2023 sulla rete di distribuzione dell’energia elettrica. Conseguenza: città al buio e quindi non solo condizionatori spenti, ma anche frigoriferi, lampadine, ventilatori, piastre a induzione, forni, computer, caricabatterie, televisori, lavatrici, lavastoviglie, aspirapolvere, ferri da stiro, macchine per il caffè, scaldabagni, phon, arricciacapelli, stiracapelli, tram, filobus, treni, ascensori. Solo quando resti senza corrente elettrica ti rendi conto di quanto la nostra vita dipenda da essa, di come diventerebbero inutili tutti gli elettrodomestici che diamo per scontati, smarrite le comodità acquisite schiacciando un interruttore.
Il primo «Apparatus for Treating Air» fu installato in una tipografia di Brooklyn il 17 luglio 1902 da un’idea dell’ingegnere Willis Haviland Carrier che registrò il brevetto nel 1906. Da lì in poi, l’aria condizionata è diventata un elemento irrinunciabile per abitazioni, uffici, negozi, cinema, mezzi pubblici. Secondo l’Istat, quasi il 50% delle famiglie italiane utilizza un impianto o un sistema idi condizionamento domestico.
Non vorrei sembrare nostalgica, ma se il genere umano è riuscito a sopravvivere millenni senza split o impianti canalizzati, vuol dire che una volta faceva meno caldo, certo, ma forse anche che erano più astuti nel costruire abitazioni con muri spessi anziché a tutta vetrata, finestre che permettessero riscontro e correnti d’aria, strade raffrescate da alberi e/o fontane. E poi imparavano fin da bambini che nelle ore più calde imposte e tapparelle vanno chiuse o socchiuse per impedire al caldo di entrare in casa, che è meglio uscire di prima mattina o tardo pomeriggio, tutte cose spesso inconciliabili con le esigenze commerciali e di vita contemporanee.
C’è, infine, il tasso di sopportazione che ognuno ha per il caldo, il freddo, l’umido, la corrente d’aria. Posto che vecchi, malati e bambini sono più fragili e sensibili, quelli senza problemi di salute dove mettono l’asticella del loro limite? Se è ovvio che in estate fa caldo e inverno fa freddo, sono convinta che ci sia anche un atteggiamento mentale verso l’uno o l’altro. Voglio dire che se ascolti il caldo, gli dai importanza e continui a parlarne lo sentirai di più, mentre difendersi dal freddo è più facile perché basta infilarsi un altro maglione.
Per prevenire futuri, e temo inevitabili, blackout converrebbe attrezzarsi fin da ora con una lista delle priorità. Per esempio, se per abbassare i consumi elettrici ci dicessero «O lo split o la lavatrice» so già che vincerebbe la seconda a mani basse perché quella sì è stata una rivoluzione e, francamente, è meglio lavare una camicia sudata in più che sudare per lavarla a mano. Per la cronaca, le prime lavatrici in Italia furono prodotte a Monza nel 1945 dalle Officine Meccaniche Eden Fumagalli.
mariangela.mianiti@gmail.com
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