Nel mercato globale dei pesticidi, che ha superato i 100 miliardi di dollari, il glifosato continua a detenere il record di vendite, ma sono più di 300 i principi attivi impiegati in campo agricolo e più di mille i prodotti che li contengono. La mancanza di una legislazione a livello internazionale sui pesticidi favorisce il traffico tossico di erbicidi, insetticidi, fungicidi, nematocidi, ecc.

LE NORME EUROPEE IN MATERIA di importazione ed esportazione delle sostanze chimiche sono ancora quelle presenti nel regolamento 649 del 2012. La Fao e l’Oms hanno indicato i criteri per indicare i pesticidi ad elevata pericolosità, ma manca una lista ufficiale a livello mondiale. Si procede in ordine sparso nell’autorizzare o vietare i diversi principi attivi, con un doppio standard nel commercio. Per numerosi pesticidi vige il divieto di utilizzarli all’interno dell’Ue, ma si consente alle aziende europee di produrli ed esportarli in tutto il mondo. Un moltiplicarsi di autorizzazioni, divieti, deroghe che ha determinato una situazione che può essere così riassunta: paese che vai, pesticida che trovi.

DA ANNI LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE e dei diritti umani si battono contro la possibilità che hanno le aziende di esportare i prodotti proibiti in Europa. Nel 2020 la Commissione Europea aveva preso l’impegno di varare una norma che vieti questo commercio, ma ancora non è stata varata alcuna bozza di normativa. Si attende entro la fine di quest’anno qualche novità positiva.

QUALCHE SINGOLO PAESE EUROPEO si è mosso: la Francia ha approvato nel gennaio 2022 una legge che vieta la produzione, lo stoccaggio e l’esportazione dei pesticidi proibiti all’interno della Ue. Una norma di questo tipo dovrebbe essere estesa a tutti i paesi europei. Anche perché i pesticidi proibiti ritornano sulle nostre tavole con i cereali, le leguminose e la frutta che importiamo. Il Brasile, che è uno dei principali importatori mondiali di pesticidi,è anche il secondo esportatore mondiale di prodotti agricoli verso l’Ue.

QUATTRO DEI DIECI PESTICIDI più usati in Brasile non sono più consentiti nella Ue: l’erbicida Atrazina, l’insetticida Acefato, il fungicida Clorotalonil, l’insetticida Clorpirifos. Gli interessi in gioco sono enormi e il business dei pesticidi proibiti trova modo di svilupparsi soprattutto nei paesi del Sud del mondo. Gli ultimi dati disponibili risalgono al 2018, elaborati da Public Eye e Greenpeace Gran Bretagna, che indicano in più di 80 mila tonnellate la quantità annua di pesticidi proibiti nella Ue ed esportati in 85 paesi grazie alle autorizzazioni ricevute. I paesi a basso reddito ricevono il 75% dei pesticidi vietati nella Ue. Si tratta soprattutto di paesi che non hanno ancora varato una normativa adeguata sull’uso degli agrotossici o che hanno deregolamentato il settore (è il caso del Brasile con Bolsonaro). Ma una parte dei pesticidi proibiti si dirige anche verso Usa, Canada, Australia. Gli agricoltori statunitensi utilizzano circa 70 pesticidi non autorizzati nella Ue.

IN CHE MISURA I PESTICIDI ci tornano indietro? Uno studio del 2020 mette in evidenza che su un campione di 5800 prodotti agricoli importati nell’Ue, sono state individuate 74 sostanze vietate. Le 5 multinazionali che controllano il 70% del mercato mondiali dei pesticidi (Bayer, Syngenta, FMC, Basf, Corteva), in un continuo processo di aggregazioni e fusioni, basano un terzo delle loro vendite su pesticidi definiti ad elevata pericolosità. Tra i prodotti più esportati troviamo il Paraquat della Syngenta, un erbicida ad altissima tossicità vietato in più di 50 paesi, il fungicida Carbendazim, vietato in Europa dal 2009 perché provoca una grave contaminazione delle acque, i tre insetticidi neonicotinoidi (Thiamethoxam, Imidacloprid, Clotianidin), vietati nel 2018 perché letali per le api.

L’ITALIA, DOPO L’USCITA della Gran Bretagna, con 9500 tonnellate annue è il primo paese della Ue per quantità di pesticidi proibiti esportati. Il Regno Unito è saldamente al primo posto con 32 mila tonnellate annue. Ma come stupirsi delle autorizzazioni all’esportazione dei pesticidi proibiti in Ue se la Commissione Europea fa un ampio uso di deroghe in campo agricolo? In un recente report della ong Pan Europe viene messo in evidenza che tra il 2019 e il 2022 sono state rilasciate 236 deroghe per consentire in ambito Ue l’uso di 14 principi attivi vietati e la metà delle esenzioni riguarda i neonicotinoidi. Siamo di fronte a una ipocrisia tossica che mal si concilia con la transizione ecologica che viene invocata in agricoltura.