Quei pesticidi che piacciono all’Europa
Agricoltura Nonostante l’obiettivo di ridurre i veleni del 50% entro il 2030, il Consiglio europeo fa di tutto per sabotarlo. Dati mancanti, Stati che si oppongono e Italia complice
Agricoltura Nonostante l’obiettivo di ridurre i veleni del 50% entro il 2030, il Consiglio europeo fa di tutto per sabotarlo. Dati mancanti, Stati che si oppongono e Italia complice
Il Consiglio europeo sta tentando sabotare l’obiettivo di ridurre del 50% l’uso dei pesticidi entro il 2030, come indicato nella strategia Farm-to-Fork (dal campo alla tavola), uno dei capisaldi del Green Deal europeo di Ursula von der Leyen. A denunciare le manovre di alcuni stati membri sono le organizzazioni Pan (Pesticide Action Network), ClientEarth e Global 2000 secondo le quali oggi nell’Ue non abbiamo dati affidabili e completi sull’uso dei pesticidi in agricoltura e la giusta riforma proposta dalla Commissione per sanare questa carenza viene osteggiata dal Consiglio nel tentativo di affossare la strategia.
SE IL DIAVOLO STA NEI DETTAGLI, QUI SI NASCONDE nelle serie statistiche sull’uso dei pesticidi, strumento indispensabile per monitorare l’andamento di Farm-to-Fork. Il paradosso è che si tratta di dati che esistono già, visto che gli agricoltori sono tenuti a registrare nel Quaderno di campagna i trattamenti che eseguono nei campi. Però sono dati che non vengono raccolti. Il regolamento attuale (1185/2009) richiede agli stati membri i dati dei pesticidi usati su alcune colture rilevanti da un campione di aziende e di trasmetterli ad Eurostat ogni 5 anni. In Italia l’Istat ha selezionato 5 colture (vite, frumento duro, pomodoro, patata, mais) e ogni anno censisce le quantità di pesticidi usati su due delle cinque colture (fino al 2014 ne rilevava solo una all’anno) da un campione di circa 2000 agricoltori. «Sull’uso dei pesticidi si potrebbe in effetti fare di più – dice il referente per le indagini dei prodotti fitosanitari dell’Istat, Giovanni Seri – Inoltre, poiché gli istituti statistici non sono organizzati allo stesso modo, i dati sono difficilmente comparabili». Basta guardare la pagina di Eurostat sui prodotti fitosanitari per capire l’entità delle lacune.
L’ISTAT EFFETTUA ANCHE UNA RILEVAZIONE della distribuzione dei prodotti fitosanitari per l’agricoltura prodotti in Italia o importati, cioè è in grado di quantificare i pesticidi venduti ogni anno alle aziende agricole, divisi per prodotti e sostanze attive. Il dato è importante e significativo, però la distribuzione non coincide con l’uso che se ne fa effettivamente sul campo. I dati sulle vendite, come puntualizzato anche dalla Corte dei Conti europea, non tengono conto dei prodotti di importazione nelle zone di confine né degli stock che giacciono nei magazzini, quindi «non sono correlati ai rischi e agli impatti dell’uso dei pesticidi che dipendono da dove, come e quando vengono utilizzati». Per soddisfare questi criteri la proposta di riforma avanzata dalla Commissione chiede che i dati sull’uso dei pesticidi vengano raccolti ogni stagione dagli agricoltori, quindi su tutte le colture – non solo sulle 5 selezionate – e trasmessi annualmente ad Eurostat in forma elettronica. In questo modo, dal momento dell’entrata in vigore della riforma fino al 2030 si potrebbe contare su una serie statistica solida per capirne l’andamento.
NEL CONSIGLIO, INVECE, UN GRUPPO DI STATI si è compattato non solo per mantenere lo status quo, ma addirittura per peggiorarlo: nel suo mandato negoziale, il sistema di raccolta dei dati sull’uso dei pesticidi dovrebbe essere volontario invece che un obbligo sistematico e limitato ai pesticidi approvati dall’Ue, escludendo quelli approvati dai singoli stati membri autorizzati nei periodi di emergenza, ben sapendo quanto gli stati abusano di questa pratica, come ha sottolineato uno studio del Parlamento europeo del 2018. La proposta del Consiglio, inoltre, limita la definizione di cosa siano le «attività agricole» per escludere tutta la silvicoltura, oltre agli usi non agricoli dei pesticidi (aree urbane, campi sportivi, sedime ferroviario, bordi stradali, ecc.), non distingue i pesticidi di sintesi da quelli minerali, chiede che la riforma sia effettiva dal 2026 ed entri in vigore 18 mesi dopo e pone limitazioni ad Eurostat per l’accesso al pubblico dei dati.
QUALI SONO GLI STATI MEMBRI CHE STANNO CERCANDO di silurare la Farm-to-Fork? Il balletto delle posizioni è stato ricostruito minuziosamente nel documento Taking aim with a blindfold on (Prendere la mira con una benda sugli occhi) dell’organizzazione Global 2000 che ha invocato il diritto di accesso agli atti del Consiglio per capire cosa sia stato deciso e da chi nelle sue segrete stanze. Nella prima fase della discussione, durante il primo semestre del 2021, l’Italia ha assunto una posizione favorevole alla proposta della Commissione, mentre un compatto gruppo di 10 stati, capeggiati da Germania e Austria, era decisamente contro. Poi l’Italia ha cambiato idea allineandosi alla Germania e il 10 dicembre votato il mandato negoziale del Consiglio. Tutto questo è accaduto nelle settimane del cambio del governo tedesco che, con l’ingresso dei Verdi, ora non è più disposto a supportare la posizione del Consiglio.
OGGI INIZIA IL TRILOGO Consiglio-Commissione-Parlamento e sarà la presidenza francese del semestre a dover mediare: la Francia non si è mai espressa contro l’invio annuale dei dati in formato elettronico, quindi il voto favorevole di un paese come l’Italia su questo punto dirimente è considerato dagli osservatori molto importante per salvare almeno uno dei punti qualificanti della riforma dei dati statistici sui pesticidi.
SECONDO UN RAPPRESENTANTE DI PAN ITALIA, Gianluigi Salvador «la riforma proposta dalla Commissione è fondamentale per chi, come me, vive in zone altamente contaminate dai pesticidi, come quella del Prosecco: è impossibile avere dati aggiornati, completi e inoppugnabili, e poter dimostrare quali rischi corre la popolazione che vive tra queste coltivazioni intensive. Senza contare i pesticidi che gli agricoltori comprano via Internet, che sfuggono ad ogni statistica».
SULL’USO MASSICCIO DEI PESTICIDI IN ITALIA è intervenuto di recente il Relatore speciale delle Nazioni Unite su sostanze tossiche e diritti umani, Marcos Orellana, che dal 30 novembre al 13 dicembre 2021 è stato in visita in Italia. Nella sua dichiarazione finale, Orellana ha usato parole molto severe: «Chiedo all’Italia di porre fine all’abominevole doppio standard che deriva dall’esportazione di pesticidi altamente pericolosi che sono vietati» . Inoltre il Relatore nota «con preoccupazione che il Piano d’Azione Nazionale dell’Italia per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari è scaduto nel 2018, e nessun nuovo piano è stato ancora adottato».
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