Quei misteri dietro «La porta rossa»
Televisione Dal 13 febbraio sei prime serate su Rai2 con la seconda stagione della fiction creata da Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi. In una Trieste livida e notturna ritroviamo i protagonisti Lino Guanciale e Gabriella Pession
Televisione Dal 13 febbraio sei prime serate su Rai2 con la seconda stagione della fiction creata da Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi. In una Trieste livida e notturna ritroviamo i protagonisti Lino Guanciale e Gabriella Pession
«La fine non esiste» dice il commissario Cagliostro (Lino Guanciale) al termine della prima stagione de La porta rossa, la fiction ideata da Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi che torna da mercoledì 13 febbraio per sei serate su Rai2 alle 21.20 dopo il successo del primo ciclo che ha totalizzato oltre tre milioni di spettatori e un 13,4% di share. E lui – morto ammazzato subito nel primo episodio – lo sa benissimo. Giocando su temi cari agli amanti del soprannaturale, ai dilemmi irrisolti, a rapporti conflittuali e immerso in una splendida Trieste vivida e notturna, La porta rossa ha catturato le attenzioni del pubblico. La seconda stagione parte da dove la prima si era conclusa, dopo il disvelamento dell’assassino di Cagliostro, autore di altri misfatti, il suo superiore Rambelli (Stefano Gerardi).
MA CI SONO altri misteri da rivelare, a partire proprio dal risveglio di Jonas (Andrea Bosca), il mentore incontrato nella dimensione spirituale, uscito dal coma. Intorno a Cagliostro le figure dalle compagna Anna (Gabriela Pession) che ha appena avuto una bambina, della sensitiva Vanessa, la ragazza che lo vede ma che ora si trova invischiata in una indagine della polizia che coinvolge il fidanzato Filip. Insomma, sei puntate per complessivi dodici episodi, parecchio ingarbugliate costellate di vicende che probabilmente non verranno completamente risolte nemmeno con il secondo ciclo. E c’è chi accenna all’ipotesi di una terza stagione…
«IL DATORE di lavoro – fa notare Guanciale – è il pubblico. Le aspettative ci sono. Io valuto sempre con grande attenzione, dopo aver fatto le prime due stagioni. In questo caso, di materiale, ce n’è tanto. La linea è quella: se la terza stagione vale davvero la pena, allora va bene. Ma è anche vero che non non si può andare avanti all’infinito». Quindi l’attore abruzzese che interpreta il defunto commissario nella serie che fonde insieme elementi soprannaturali e polizieschi precisa: «Diciamo che alcune porte si chiuderanno ma resteranno tanti misteri da esplorare».
Gabriella Pession parla del suo personaggio: «Ho voluto portare sul piccolo schermo le vicende di una donna autentica, che potesse attraversare la vicenda del lutto in maniera vibrante e silenziosa. In questa stagione Anna darà alla luce la piccola Vanessa perché abbiamo voluto raccontare il rapporto di una mamma con il suo bimbo appena nato. Abbiamo creato un cast che somiglia ad un vero e proprio team e probabilmente è questa la chiave della riuscita della serie». La morte immaginata come un nuovo inizio, al centro del racconto – come ribadiscono anche Lucarelli e Rigosi: «Ne La Porta Rossa la morte non è raccontata come un momento di chiusura, ma come un’occasione di riflessione e di cambiamento. La fine non esiste, dice Cagliostro nella frase che conclude la prima stagione, ed è esattamente così: fino a che c’è una domanda in sospeso, un desiderio, un mistero, c’è una storia da raccontare. Cagliostro non oltrepassa la Porta Rossa, e si trova come noi vivi a dover gestire il tempo e le sue insidie. Il Commissario stavolta è rimasto per capire qualcosa di strano sul suo passato, ma vuole anche proteggere sua figlia, che rappresenta il suo futuro nel mondo».
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