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Quei giovani cosmonauti della letteratura

Quei giovani cosmonauti della letteratura

Pagine «Allunaggi», un libro frutto del laboratorio di traduzione editoriale con le scuole

Pubblicato più di un anno faEdizione del 11 marzo 2023

Si fa spesso un gran parlare di crisi del sistema scolastico. Non altrettanto spesso ci si occupa delle grandi iniziative che la scuola sa invece accogliere. Tra queste, una d’eccezione, e con al centro un tema inaspettato: la traduzione.

Nella seconda parte dell’anno scolastico passato, in alcune scuole secondarie di primo grado delle Marche, tra i comuni di Pedaso e Campofilone, una traduttrice d’eccezione, Stella Sacchini, ha portato avanti – con la collaborazione di docenti e dirigenti dei plessi coinvolti, e con il finanziamento del Ministero per i beni culturali – un laboratorio di traduzione editoriale sfociato nella pubblicazione di un libro importante: Allunaggi Cosmonauti della letteratura (a cura di Stella Sacchini, con uno scritto di Chiara Lagani, Giaconi editore, pp.280, euro 12).

Il testo, presentato alla Children’s book fair di Bologna, raccoglie, in ammirevoli traduzioni collaborative, poesie e racconti sul tema della luna, di autori come Coleridge, Dickinson, Poe, Baudelaire, Stevenson, Lorca, Shelley, e ancora tanti altri provenienti dai paesi di origine degli studenti. Tra questi la Romania, l’Albania, il Marocco, l’Argentina, e persino l’accoppiata Russia-Ucraina. Il volume è impreziosito da scritti sulla luna di Leopardi, Ariosto, Galileo, Gozzano, Pirandello, e da illustrazioni, sempre a tema lunare, sia d’autore che ad opera di alcuni degli studenti.

L’esperimento, che ogni scuola dovrebbe seguire, ha portato questi giovanissimi traduttori a giocare creativamente, con parole spesso nuove per loro. I risultati ci ricordano non soltanto l’importanza di quel prezioso multiculturalismo nato dal multilinguismo, ma anche che la traduzione è un efficace strumento di sapere.

Lo disse Giordano Bruno che «dalla traduzione nasce ogni scienza». Questo perché ci parla sempre di apertura, e l’apertura dovrebbe essere il punto cardine di una ideale scuola del presente e del futuro. Non solo la traduzione insegna a essere critici e disposti ad accogliere il dubbio, ma anche a trattare i dubbi in quanto possibilità. Insegna a non sottostare al principio di autorità, ma anzi a sovrastarlo, a essere disobbedienti nei confronti dell’idea che un testo possa avere solo letture univoche. Il senso vero delle parole sfugge alla prigione del sé e ci insegna che la mente, come il linguaggio, non ha confini. La traduzione ci dice che leggere in profondità significa imparare a svelare. E se la scuola non deve centrarsi su questo, quale potrà mai essere il suo vero compito?

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