Quattro anni a casa di Bin Salman, in cambio di 100 milioni di euro. Che il calcio italiano stesse seguendo la scia dei soldi, portando il suo prodotto in Arabia Saudita, era una concreta realtà da qualche tempo. La Supercoppa infatti si è già giocata a Gedda, l’ultima volta per il derby tra Milan e Inter. Piuttosto, dato che al limite non c’è mai peggio, si è deciso pure di rivoluzionare il format della competizione che diventa una Final Four, sul modello spagnolo: in campo finiranno le finaliste di Coppa Italia e le prime due classificate in campionato. E quindi, senza indugiare sulle ipocrisie delle solite promesse di rivedere i contratti con un paese che tende a mettere sotto i piedi i diritti umani, c’è piuttosto da rilevare il rischio che lo show diventi una baracconata in stile saudita: da Gedda a Riad, la megalopoli in trasformazione in stile Las Vegas, con soggiorni in hotel extralusso, che mira a essere il punto centrale dell’edizione del 2030 dei Mondiali di calcio, su cui l’Arabia Saudita lavora da qualche tempo.

La redazione consiglia:
Supercoppa in Arabia Saudita, una modesta propostaINSOMMA, se qualcuno – almeno in Italia – pensava che davvero la Coppa del Mondo in Qatar, con il bando agli omosessuali e le migliaia di migranti morti sui cantieri avrebbero avuto un peso sulla decisione di tirare una linea sui rapporti con sauditi, qatarioti ed emiri, il risultato sarà una delusione. Anche per chi ricorda che quattro anni fa la Supercoppa saudita divenne un caso nazionale, con la politica, anche l’attuale premier Meloni e il ministro delle Infrastrutture Salvini, a sparare attacchi infuocati contro l’accordo con i sauditi. Stavolta solo Amnesty International ha alzato la voce ricordando che l’operazione Supercoppa italiana rientra nella strategia saudita dello sport washing, ovvero i grandi eventi sportivi che vanno a ripulire l’immagine dei principati allergici al dissenso.

È CONVENUTO un po’ a tutti, anche se la cifra offerta dai sauditi, assai simile al contratto con la Liga spagnola (24 milioni di euro annui) non è di quelle da far perdere la testa, ma bisogna tener conto anche dell’appeal del campionato italiano. Le alternative, cioè l’Ungheria di Orban oppure Abu Dhabi, sicuramente non avrebbero alzato la posta. L’unica voce contraria all’accordo quadriennale con l’Arabia è stata quella del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, che si è detto contrario alla collocazione della competizione nel calendario: la Supercoppa di nuovo conio dovrebbe partire l’8 gennaio. E questo dovrebbe comportare – ed è forse l’unica notizia positiva che viene fuori dall’accordo siglato con il paese di Bin Salman – la rivisitazione del calendario nazionale con un turno di Serie A da disputarsi tra Natale e Capodanno, adeguandosi finalmente a quanto avviene nelle due leghe più potenti e mediatiche al mondo, la Nba e la Premier League, che offrono il meglio del loro repertorio proprio durante le festività natalizie, perché il calcio è anche entertainment, compagnia ideale per chi stacca dal lavoro durante il periodo festivo.