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Quasi un romanzo intorno al Zivago

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Casi editoriali Dai fondi archivistici Feltrinelli e da altre fonti Paolo Mancosu trae il retroscena della famosa vicenda editoriale, anche relativamente alla versione russa

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 15 dicembre 2013

Allo scrittore e editore tedesco, poi emigrato negli Stati Uniti, Kurt Wolff capitò di notare come la vicenda relativa alla pubblicazione del Dottor Zivago potesse essere considerata «un romanzo sul romanzo». La vicenda è infatti costellata da impressionanti testimonianze e documenti, non sempre univoci e concordanti, e da un’ampia serie di ricostruzioni storiche, tra le quali la più convincente e la meglio documentata, pur nella sua stringatezza, rimane quella proposta a suo tempo da Carlo Feltrinelli in Senior Service, fondata sui documenti conservati presso il Fondo della casa editrice. Certo, gli interventi di molti dei protagonisti di questa vicenda, in Russia, in Italia e nel mondo, spesso contrastano o offrono interpretazioni dissonanti, e tuttavia proprio dall’interazione e dal confronto di tutta l’ampia quantità di scritti si ottiene una visione dinamica, stereoscopica, di questo «romanzo sul romanzo», che in definitiva si presenta come un «romanzo polifonico».

Ora proprio grazie a una nuova, approfondita rilettura dei documenti dei fondi archivistici Feltrinelli e di tante altre rilevanti fonti in Italia e nel mondo, Paolo Mancosu, un giovane studioso italiano, professore di filosofia negli Stati Uniti presso l’Università di Berkeley, propone al lettore un nuovo tentativo coerente e documentato di riscrivere questo «romanzo sul romanzo», corroborandolo di un’attenta disamina e interpretazione del quadro storico-politico di sfondo e allargando la propria attenzione a una questione in precedenza rimasta se non in ombra, comunque ai margini della trattazione della storia del Dottor Zivago, quella della pubblicazione del romanzo nella versione originale russa (anche se, a dire il vero, molti aspetti sono stati affrontati di recente dallo studioso americano Lazar Fleishman).

Il volume porta un titolo di per sé eloquente: Inside the Zhivago Storm The editorial adventures of Pasternak’s masterpiece, e appare nella serie degli «Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli» (Anno Quarantasettesimo, 2011, 2013) con una breve prefazione di Carlo Feltrinelli. Lo studio si articola in tre capitoli-sezioni principali. Il primo si concentra sulla storia dell’edizione italiana del romanzo, uscita a Milano il 22 novembre 1957 (ricordo che il testo del capolavoro di Pasternak era stato consegnato dallo stesso autore a Sergio D’Angelo e da questi a Feltrinelli, a Berlino nel maggio del 1956). Il secondo capitolo, quello che fornisce la maggior parte di nuovi dati relativi al «romanzo sul romanzo», è dedicato alle edizioni nell’originale russo apparse in occidente.

Il terzo capitolo, intitolato The Correspondence between Pasternak and Feltrinelli, costituisce in realtà la sezione più cospicua della pubblicazione e riporta la gran parte della documentazione d’archivio legata alle diverse fasi della comparsa del capolavoro di Pasternak in occidente, prima nella versione italiana di Pietro Zveteremich, poi nelle versioni nelle diverse lingue europee e nella lingua originale.

Mancosu costruisce il suo racconto con un uso ampio e appropriato dei materiali d’archivio, cercando sempre di leggere e interpretare nelle concitate fasi della pubblicazione italiana del Dottor Zivago le motivazioni psicologiche, politiche e culturali dei vari protagonisti della vicenda alla luce del XX Congresso del Pcus, dei fatti d’Ungheria, dei mutamenti ai vertici del potere sovietico, nonché delle tante interconnessioni nella politica internazionale e nei rapporti tra il Pcus e i comunisti italiani. Ecco dunque i ritratti a tutto tondo dei due protagonisti, Boris Pasternak e Giangiacomo Feltrinelli – una particolare attenzione è attribuita alla storia della casa editrice e al ruolo svolto dai vari Diemoz, Riva, D’Angelo, Brega e dal celebre avvocato Antonio Tesone nel momento più caldo, quando Feltrinelli rischiò di perdere l’esclusiva sul romanzo –, ma anche il tentativo di riconsiderare alcuni passaggi meno noti dell’attività degli organi ufficiali sovietici, dal partito all’Unione degli Scrittori fino, all’intromissione dei servizi segreti e non solo sovietici. In questa prospettiva Mancosu tende a liquidare la tesi sostenuta dal critico russo Ivan Tolstoj, secondo il quale l’edizione russa del romanzo sarebbe stata preparata sulla base di una copia fotografica del testo dattiloscritto fornito alla Cia da Feltrinelli durante un mitico scalo a Malta in occasione di un viaggio da Mosca in Italia dello stesso Feltrinelli, viaggio che rimane fino a oggi non documentato e in definitiva del tutto inverosimile.

Dunque, lo studio di Mancosu offre per la prima volta una trattazione assai dettagliata e approfondita della storia dell’edizione russa del capolavoro di Pasternak. Nel febbraio 1957 lo scrittore aveva ricevuto a Mosca la giovane slavista parigina Jacqueline de Proyart e di lì a poco le aveva fatto avere una versione del romanzo che presentava numerose variazioni rispetto al testo trasmesso l’anno precedente a Feltrinelli (si trattava con alcune correzioni del dattiloscritto consegnato alla rivista «Novyj mir» per la pubblicazione in Urss, che poi non fu autorizzata) . Di lì a poco Pasternak nominò Jacqueline de Proyart de Proyart sua unica referente in Occidente per la cura dei propri diritti letterari, ivi compresi quelle legati alla pubblicazione di Zivago nella lingua originale. Pasternak affidò de Proyart una lettera da trasmettere a Feltrinelli che lo informava della cosa e che invece non fu consegnata all’editore italiano. Si creò dunque una situazione assai tesa e confusa: di certo, il problema investiva la traduzione francese del romanzo, ma in primo piano c’era la questione del romanzo nella lingua originale. Che negli ambienti dell’emigrazione russa si aspirasse a pubblicare Zivago in russo era assai evidente, come era evidente che questo avrebbe assai nuociuto a Pasternak in patria e non fosse accettabile per Feltrinelli, sempre convinto che il romanzo potesse uscire in Urss. In realtà, come documenta Mancosu, il romanzo era stato diffuso in più copie da Pasternak (in Polonia, in Cecoslovacchia, attraverso Isaiah Berlin alle sorelle del poeta residenti in Inghilterra, a altri) e Feltrinelli pur tra molti dubbi giunse poi alla convinzione di pubblicare il romanzo anche in russo, sebbene il contratto a suo tempo sottoscritto con Pasternak non chiarisse in modo certo la proprietà dei diritti sul romanzo nella lingua originale.

Certo è che prima che l’editore milanese riuscisse a pubblicare il testo in lingua russa presso la tipografia dell’editore olandese Mouton, fu realizzata un’edizione pirata del libro presso Mouton (fu distribuita presso lo stand vaticano dell’Expo di Bruxelles, e di lì a poco si diffuse attraverso canali non ufficiali in Urss!), e si registrò una tentata edizione negli Stati Uniti, presso la Michigan University, per iniziativa dell’editore Felix Morrow ex seguace di Trotsky.

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