Visioni

«Quasi a casa», la passione per la musica e un viaggio alla scoperta dei propri sogni

«Quasi a casa», la passione per la musica e un viaggio alla scoperta dei propri sogni«Quasi a casa» – foto di Maria Grazia Andolfi

Al cinema L'esordio di Carolina Pavone, produce Nanni Moretti. Un’aspirante cantante e la sua musa, Maria Chiara Arrighini e Lou Doillon

Pubblicato 8 giorni faEdizione del 19 settembre 2024

La musica come passione che «deve» trasformarsi in professione. E che porta Caterina, poco più che ventenne, a mettere in campo ogni strategia pur di riuscirci. Suonare e cantare, col fratello Pietro, ma ritrovarsi insoddisfatta di quanto sta facendo. Ha un mito, Caterina: la cantante francese Mia (Lou Doillon, che «porta se stessa» nel film, con energia e sensualità), che proprio in quel periodo è in Italia per registrare un nuovo disco. E incontrarla e farsi consigliare diventa per la giovane aspirante musicista la missione a cui non venire meno, a qualsiasi costo.
È questo il pre-testo di Quasi a casa, opera prima di Carolina Pavone, trentenne già assistente di Nanni Moretti – che con la sua Sacher produce il film – e che firma un esordio convincente, abitato da uno sguardo lieve che si lib(e)ra nelle immagini, dà loro una flagranza visiva potente e fluida nel di-segnare due personaggi femminili che trascorrono un arco di tempo insieme, spezzato da partenze e ritorni, nel corso di alcuni anni.

APERTO e chiuso dalle prove in studio di Caterina con il suo gruppo, Quasi a casa è un lungo flash-back che, in luoghi diversi, descrive un legame «impossibile» che si sviluppa per avvicinamenti e strappi, corpi che, di volta in volta, sanno lasciarsi andare e si irrigidiscono, sono complici e frementi di irrequietezza, instabilità, desiderio, fragilità, che si guardano, ridono, scherzano, piangono, incontrano e scontrano in una flânerie che si esprime diffusa e, in particolare, in alcune scene – si pensi a quella al ristorante nella quale Mia inizia a ballare su una canzone di Cerrone seguita da Caterina che a sua volta invita alla danza il marito di Mia o a quella con le due donne che s’inoltrano in sentieri fino a raggiungere una spiaggia isolata e nuotare.

Diviso in tre capitoli, Quasi a casa è un originale romanzo di formazione la cui presenza di Mia potrebbe stare tutta nella mente di Caterina, nell’immaginazione di una ragazza che riuscirà nelle sue intenzioni grazie a un «angelo» che le sta accanto e infine sparisce. Perché la bellissima scena che alla fine precede il ritorno in studio, è di limpido anti-realismo con le due protagoniste in auto che si affacciano dai finestrini e salgono sul tetto, si coricano, la macchina procede da sola, il corpo di Mia svanisce.

Resta Caterina (interpretata da Maria Chiara Arrighini, 26 anni, al suo primo film dopo lavori teatrali, intensa e mutante, a partire dai capelli, prima lunghi e poi molto corti, e che sa dare al suo personaggio profonde sfumature fisiche e psicologiche), separata dalla sua musa reale/immaginata grazie alla quale ha trovato fiducia in sé e la determinazione a realizzare il proprio sogno. Durante le prove canta una canzone che ha lo stesso titolo del film, non vorrebbe mai smettere, la performance va fin oltre i titoli di coda con un piccolo istante di metacinema. Un andare avanti che ci auguriamo appartenga anche a Pavone, autrice da seguire con attenzione.

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