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«Quarta ondata». Politica tedesca divisa sul possibile lockdown

«Quarta ondata». Politica tedesca divisa sul possibile lockdownCentro vaccinale di Colonia – AP

Germania L’Istituto Robert Koch: «Da soli i vaccini non bastano, bisogna ridurre la mobilità dei cittadini»

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 29 luglio 2021

«In Germania è iniziata la quarta ondata della pandemia. Da soli i vaccini non bastano, bisogna ridurre la mobilità dei cittadini». Lothar Wieler, numero uno dell’Istituto Robert Koch, l’ente federale responsabile delle malattie infettive, non ha dubbi sulla ripresa del contagio né sulla necessità di imporre un nuovo giro di vite sui contatti.

LO HA SPIEGATO ieri senza mezzi termini nel corso della video-conferenza con il capo di gabinetto di Angela Merkel, Helge Braun, e con i responsabili delle cancellerie dei 16 Stati della Bundesrepublik. La decisione se tornare o meno al lockdown verrà assunta il 10 agosto quando la cancelliera incontrerà tutti i governatori dei Land. Scelta tutt’altro che semplice dato che l’incidenza del virus in Germania continua a essere a «macchia di leopardo» mentre sta già montando la polemica politica al pari del dibattito scientifico.

Tra i più critici all’ipotesi di inasprire le norme attuali spicca l’esperto giuridico della Spd, Johannes Fechner, che bolla l’eventualità come un errore. «È sbagliato incardinare il pericolo per la popolazione solo sul parametro di incidenza del virus. Dovremmo piuttosto basarci sulla condizione generale del nostro sistema sanitario: dal carico sul personale ospedaliero all’occupazione dei posti-letto nelle terapie intensive. In più abbiamo l’obbligo di essere molto prudenti perché le misure di protezione dal virus investono i diritti fondamentali dei cittadini». Diametralmente opposta la strategia degli alleati di governo di Cdu e Csu, a partire dal ministro dell’Interno, Horst Seehofer, e dal ministro della Salute, Jens Spahn: secondo la Bild avrebbero già scritto la bozza del nuovo regolamento per l’ingresso in Germania in senso molto più restrittivo. In pratica, al di là dei valori di incidenza del Covid 19 e dalla black-list che elenca i Paesi a rischio, ogni ingresso in Germania dovrà essere accompagnato dall’esito negativo del test di tipo Pcr.

MA LA SPACCATURA si estende anche ai singoli Stati, con Baviera, Saarland, Renania-Palatinato e Baden-Württemberg che hanno allentato le regole sulle mascherine per gli studenti, mentre gli altri 12 Land restano convinti dell’obbligo senza alcuna deroga sia per gli alunni che per il personale docente. Non è una questione rimandabile: la prossima settimana in Mecleburgo-Pomerania e nello Schleswig-Holstein inizia l’anno scolastico.

TUTTI CONCORDI, invece, sulla necessità del ritorno alle lezioni in presenza dopo oltre un anno di didattica a distanza. «Vogliamo evitare a tutti i costi che la pandemia ricada su l’insegnamento faccia a faccia. Per questo motivo è necessario accompagnare le lezioni con i test rapidi e la ventilazione regolare delle aule, oltre che con l’utilizzo delle mascherine nei luoghi chiusi» precisa il sindaco socialdemocratico di Amburgo, Peter Tschentscher.

Nessuna retromarcia, in parallelo, sul cosiddetto «freno di emergenza» che oggi permette al governo centrale di bypassare i veti del Land su eventuali lockdown: continuerà a scattare in automatico ogni volta che l’indice di contagio supera la soglia di sicurezza, almeno fino alla fine di settembre (cioè fino alle elezioni federali).

Ma ad alimentare la polemica sotto il profilo strettamente scientifico ci pensa Klaus Stöhr, autorevole epidemiologo per molti anni consulente dell’Organizzazione mondiale della Sanità, tutt’altro che un no-vax nonché ospite fisso della tv pubblica. «È sorprendente che in Germania l’attenzione sia concentrata solo a ridurre il più possibile i casi di Covid 19 tra la popolazione. In questo modo non arriveremo mai alla normalità. Il numero di ricoveri in terapia intensiva è di appena sei al giorno, molto al di sotto della soglia di insostenibilità».

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