In Turchia la verità e la giustizia sono diventate sconosciute. Sulla base dell’accusa palesemente assurda di sostenere un’organizzazione terroristica, sono stati imprigionati sei difensori dei diritti umani. Sono in attesa di un processo che potrebbe prolungare la loro detenzione per mesi. Altri quattro sono stati rilasciati ma l’indagine nei loro confronti continua. Sono sottoposti a limitazioni di movimento e devono presentarsi alla polizia tre volte alla settimana. TRA LE PERSONE IMPRIGIONATE c’è Idil Eser, direttrice di Amnesty International Turchia.  «Non ho commesso alcun reato», mi ha scritto la scorsa settimana dal carcere. Così come gli altri, del resto. Nell’ultimo anno...