Palloni cinesi sulle praterie americane e droni americani sulle acque del Mar Nero: entrambe le vicende hanno un lato comico ma è più utile collocare questi due incidenti nel loro contesto storico. Sì, perché dal 1948 a oggi l’umanità non ha sfiorato la catastrofe nucleare una sola volta ma decine e decine. Il fatto che tutto sia andato bene non garantisce per il futuro: l’happy end è garantito solo nei film di Hollywood (e nemmeno sempre).

IL CASO PIÙ CELEBRE è quello dei tredici giorni dell’ottobre 1962 in cui il mondo fu davvero sull’orlo della catastrofe nucleare, a Cuba, dove c’erano missili sovietici pronti al lancio mentre a Washington si preparava un’invasione dell’isola. Ma prima di allora c’erano state altre occasioni, per esempio nel 1948: gli accordi fra Mosca e gli alleati occidentali erano che Berlino, divisa in quattro zone di occupazione dopo la fine della II Guerra mondiale, dovesse restare accessibile a tutti benché situata nel cuore della zona sovietica.

Il 24 giugno 1948 l’Urss chiuse i collegamenti terrestri e immediatamente il generale americano Lucius Clay, propose di inviare un gruppo di colonne corazzate attraverso le tre autostrade che collegavano Berlino alle zone americana, francese e inglese. In pratica si trattava di aprirsi la strada con la forza combattendo contro i russi.

Fortunatamente il presidente Truman rifiutò e scelse di avviare un ponte aereo per rifornire Berlino ovest, una gigantesca operazione durata oltre un anno che fu un grande successo.

Berlino restava occupata dalle quattro grandi potenze ma la circolazione fra i quattro settori in cui era divisa rimaneva libera. Il timore delle autorità della Germania Est di un esodo incontrollabile verso la Germania Ovest (fra il 1949 e il 1961 erano emigrate 2,6 milioni di persone) portò alla creazione del celebre muro, la cui costruzione fu avviata nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961. Il presidente francese De Gaulle propose subito di reagire militarmente a questa violazione degli accordi ma l’amministrazione Kennedy decise di non correre il rischio di un conflitto nel cuore dell’Europa e si limitò a protestare.

LA PROVA DI FORZA era però soltanto rimandata: un anno dopo, nel 1962, le foto aeree dimostrarono l’esistenza di missili russi a Cuba. La situazione strategica in realtà non cambiava: i missili intercontinentali esistevano già ma John Kennedy scelse di drammatizzare la situazione, di parlare in televisione di questa nuova minaccia per gli Stati Uniti e di creare un comitato di crisi per esaminare di ora in ora le opzioni possibili. La maggioranza del comitato era per il bombardamento delle basi russe e l’invasione. Si è saputo solo molto tempo dopo che i militari russi sull’isola avevano ordine di lanciare i missili contro gli Stati Uniti in caso di sbarco dei marines, senza richiedere ulteriori autorizzazioni a Mosca.

IL MOMENTO PEGGIORE della crisi fu il 22 ottobre quando un sommergibile russo con testate nucleari a bordo fu sul punto di lanciarle pensando di essere sotto attacco da parte della marina americana. Era autorizzato a farlo da istruzioni confuse del Cremlino e dal comportamento aggressivo della U.S. Navy, che voleva costringerlo ad emergere mentre si trovava nelle acque dei Caraibi. Fu il vicepresidente Lyndon Johnson a insistere perché la marina non creasse un incidente con potenziali pericoli di escalation.

La catastrofe fu evitata per puro miracolo: il capitano del sommergibile aveva già dato ordine di prepararsi al lancio, come racconta lo storico di Harvard Serhii Plokhy nel suo libro dal titolo eloquente: Nuclear Folly: A History of the Cuban Missile Crisis.

A WASHINGTON c’erano sostanzialmente due sole persone che si rendevano conto del pericolo di una catastrofe planetaria: il presidente John Kennedy e suo fratello Robert. Furono loro ad attivare un canale informale e segretissimo con Nikita Krusciov attraverso l’ambasciatore sovietico a Washington, Anatoly Dobrynin. Un canale diplomatico che permise la soluzione pacifica della crisi barattando il ritiro dei missili di Cuba con quelli che gli Stati Uniti avevano installato in Turchia.

INCIDENTI PERICOLOSISSIMI avvennero anche dopo: nel 1983, per esempio, aerei russi abbatterono un volo civile di linea sudcoreano da New York a Seul 1º settembre1983. L’aereo Kal007 fu abbattuto da un caccia sovietico nei pressi nei pressi dell’isola di Sachalin, nello spazio aereo sovietico sul mar del Giappone. Nel disastro morirono 269 persone. L’amministrazione Reagan lanciò una violenta campagna propagandistica, accusando il Cremlino di aver deliberatamente massacrato civili innocenti ma l’abbattimento era in realtà dovuto al clima internazionale tesissimo, nel quale l’Urss temeva un attacco nucleare preventivo da parte degli Stati uniti.