Visioni

Primavera Sound, quando una stagione torna a casa

Primavera Sound, quando una stagione torna a casapubblico durante una performance dell'ultimo Primavera sound a Barcellona, 2023 – foto Ansa

Musica Si torna alla formula “weekend a Barcellona”, dopo le eccezionalità post-pandemiche delle due precedenti edizioni. Un ritorno che è una celebrazione del legame tra festival, città e l’affezionata comunità che ci gravita intorno

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 12 aprile 2024
Luca ParriBARCELLONA

Il periodo di tempo che va da maggio a settembre, per chi ha la musica dal vivo tra le sue passioni, ha un significato molto preciso: sancisce l’inizio del periodo dei concerti all’aperto, dei tour primaverili ed estivi e soprattutto l’arrivo dei tanto attesi festival che puntellano le belle stagioni. Parlando proprio di stagioni, il festival Primavera Sound di Barcellona, è senza dubbio un attore di rilievo nel panorama europeo e internazionale con un ruolo sempre più fondamentale. Se dovessi scegliere una parola sola per descrivere l’evento, la sua storia lunga ventidue edizioni realizzate in ventidue anni, probabilmente questa sarebbe “dialogo” per tantissimi motivi differenti e altrettanti livelli di significato. Prima di tutto con l’industria musicale: perché da sempre il Primavera Sound è anzitutto un “artists’ favorite” e per la sua capacità di intercettare, definire e spesso anticipare tendenze. Ne abbiamo parlato con gli organizzatori.

Colpisce la volontà di legare in modo esplicito l’evento alla città, come avete sempre fatto ma stavolta è ancora più evidente. La locandina che richiama le origini di Primavera Sound e le serate di metà anni ’90 al KGB e il video flyer che posiziona i nomi di chi suonerà in luoghi simbolo della città ci dicono tanto del rapporto che avete con Barcellona.

Primavera Sound: Dopo diverse edizioni che si sono tenute a Porto e un paio in America Latina, per quanto naturalmente amiamo tutte le nostre edizioni internazionali, siamo consapevoli del fatto che Barcellona è una delle nostre location principali e che non esiste un altro posto paragonabile al Parc del Fòrum. Vogliamo poter dire di essere un festival musicale fatto da amanti della musica per amanti della musica. Ogni anno, quando cerchiamo di selezionare gli headliner, quando cerchiamo di capire quali saranno i nuovi artisti più interessanti in arrivo, teniamo conto di questo. Possiamo affermare che vogliamo davvero vedere gli artisti che si esibiscono sul palco. Ed è esattamente quello che i fondatori avevano in mente quando organizzarono la prima edizione del festival.

Primavera Sound è il festival preferito di Jarvis Cocker, che quest’anno torna al Parc del Fòrum con i suoi Pulp. Oltre a loro in cartellone troviamo grandi nomi di tendenza (Lana del Rey, Charli XCX, SZA), preziosi momenti di avanguardia (Charlemagne Palestine, il live completo dei Disintegration Loops di William Basinsky), anniversari di album di culto (American Football, Freddie Gibbs & Madlib) e anche un buon numero di nuove sensazioni di pubblico e critica ai primi test con palchi così prestigiosi (The Last Dinner Party, Mannequin Pussy). Possiamo dire che il vostro festival è anche l’occasione per artiste, artisti e gruppi di regalarsi dei momenti speciali con un pubblico molto specifico e attento?

Penso che questa sia una delle migliori cose che qualcuno ci possa dire, che le persone provenienti dall’estero, i media e gli artisti apprezzino la musica tanto quanto la apprezziamo noi. È vero che ci sono stati molti gruppi e molti artisti che hanno dichiarato che il Primavera Sound è il loro festival preferito, e alcuni di loro continuano a venire anno dopo anno, come Shellac, un gruppo che non suona in nessun altro festival. Quindi ci sentiamo molto, molto onorati per questo. Ed è vero che puoi trovare Jarvis Cocker tra il pubblico. L’anno scorso abbiamo avuto Damon Albarn in qualche piccolo spettacolo che abbiamo organizzato durante la settimana in città. Scoprire che gli artisti sono così appassionati di musica quanto il nostro pubblico e noi stessi è piuttosto impressionante. Ti dà un modo rinnovato di apprezzarli, perché senti e vedi in maniera molto concreta che amano davvero quello che fanno, che sono disposti ad essere lì come qualsiasi altro membro della crew a godersi la musica. Riguardo alle artiste, alle performer e ai gruppi femminili, sì, è qualcosa che facciamo in modo costante dal 2019, da quando abbiamo presentato la nostra prima lineup gender balanced. Come sapete, abbiamo chiarito che non si trattava solo di una mossa pubblicitaria, che volevamo continuare a presentare questo tipo di lineup, e questo è quello che abbiamo fatto da allora. Abbiamo viaggiato in tutto il mondo parlando del nostro modo di organizzare che tiene conto di questo tipo di dati.

Come si è evoluto il rapporto con il pubblico?

È vero che al giorno d’oggi le interazioni con il pubblico sono più facili, veloci e dirette di quanto non siano mai state. Prima, immagino ci fosse solo un modo per sapere se alle persone piaceva un festival, ovvero attraverso le vendite dirette. Se alle persone piace un festival, ci vanno. Altrimenti, non ci vanno. Ma è anche vero che i social media non sono sempre lo specchio del mondo reale. Ricordo che, nel 2019, quando abbiamo annunciato una lineup gender balanced, all’inizio abbiamo ricevuto tante critiche online. Persone che forse non avevano mai partecipato al festival dicevano che si sarebbe dovuto trattare solo di musica, e non di una mossa pubblicitaria. Ma, successivamente, la situazione è cambiata e questi commenti sono stati completamente cancellati dalla quantità di affetto che abbiamo ricevuto da ragazze molto giovani che affermavano che sarebbero venute al festival perché lì si sentivano al sicuro: “mi piacerebbe venire al festival perché si adatta a ciò che sento e a chi sono”, dicevano. Perciò, ora sentiamo di avere una comunicazione molto mirata al pubblico che abbiamo. Non dimentichiamo, naturalmente, i fan che sono stati con noi fin dall’inizio. Ma è interessante avere diversi canali da poter usare per parlare con pubblici diversi. Non pubblichiamo su TikTok gli stessi contenuti che pubblichiamo su Facebook, ovviamente. E poi ci sono le comunicazioni formali, come le newsletter, per inviare informazioni su come ottenere i braccialetti o accedere a una parte del forum con il cibo, per esempio. Per questo penso che, al giorno d’oggi, il modo in cui comunichi il tuo festival sia strettamente legato sia a chi sei tu sia a chi è il tuo pubblico, e che è fondamentale fare attenzione al tipo di comunicazione che si sceglie, perché si sa che il pubblico è molto attivo online. Quindi si tratta di divertirsi, ma allo stesso tempo sapere quali sono le informazioni da comunicare in modo molto chiaro.

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