Nell’Italia degli anni Settanta, quando il sesso malgrado il Sessantotto e le sue  rivoluzioni era ancora un tabù, l’immagine di quella giovane donna sensuale con le autoreggenti nere sotto alla gonna sbarazzina aveva un potenziale esplosivo. E lasciamo stare il senso comune dell’«italiano medio» ma proviamo a immaginare se in un serio consesso politico-intellettuale (Pci?) qualcuno avrebbe mai ammesso di amare un regista come Salvatore Samperi. Il tabù di cui sopra era – e forse ancora è o meglio è di nuovo oggi – il rigido confine tra cultura alta col marchio doc d’autore e cultura bassa che i movimenti...