Visioni

Quando le fotoreporter raccontano il mondo: un album del Novecento

Quando le fotoreporter raccontano il mondo: un album del NovecentoGrace Robertson, dalla serie Mother off

Scaffale Da Ruth Orkin a Grace Robertson, il libro di Silvia Mazzucchelli edito da Mimesis offre venti ritratti di grandi fotografe del XX e XXI secolo

Pubblicato un giorno faEdizione del 3 novembre 2024

Un’esposizione di capre è il soggetto dedicato all’Inghilterra rurale del primo reportage che Grace Robertson propone al Picture Post, firmandolo con lo pseudonimo maschile Dick Muir. Ci vorrà del tempo, però, prima che la fotoreporter britannica possa vedere accettato un suo servizio dalla rivista: all’epoca, la fotografia appartiene al mondo maschile. Finalmente, nel 1951, compare A Schoolgirl Does Her Homework: una serie di scatti in bianco e nero in cui sua sorella Elizabeth è intenta a fare i compiti per la scuola.

LO STILE È FRESCO, privo di retorica stimola un dialogo diretto con l’osservatore suggerendo una complicità, soprattutto quando la narrazione intercetta una quotidianità fatta di gesti ordinari. Tra i più noti lavori di Grace Robertson, la serie Mother’s Day Off del 1954 (entrata nelle collezioni del Victoria & Albert Museum di Londra) è la più intima, ma anche la più divertente. Una gioiosa celebrazione di un momento di emancipazione dalla vita familiare per un gruppo di donne che cantano, bevono, ridono, parlano muovendosi da un pub nel quartiere londinese di Bermondsey alla città marinara di Margate. Per guadagnare la loro fiducia, la fotografa trascorse tre giornate tra una pinta e l’altra di birra e la condivisione di attimi di libertà, come testimonia anche la foto nella copertina del nuovo libro di Silvia Mazzucchelli, Sguardi penetranti e obliqui. Venti fotografe per un album di famiglia del Novecento (Mimesis, pp. 192, euro 20).

L’AUTRICE DEI DUE SAGGI sulla fotografa e scrittrice Claude Cahun, curatrice del volume Un intenso sentimento di stupore di Giulia Niccolai, sottolinea ancora una volta il fascino per gli archivi e la necessità di studiarli per permetterne la conoscenza e valorizzare. Il libro nasce come sintesi di una decina di anni di lavoro focalizzato sulla sua ricerca e scrittura giornalistica. «Volevo stilare una sorta di genealogia, collegando il mio mondo a quello delle fotografe», spiega Mazzucchelli. Quanto all’idea di «vicinanza affettiva» è strettamente legata al senso di libertà, determinazione, sfida, avventura, coraggio nel creare un’ipotetica linea di continuità tra autrici di diverse generazioni (tutte occidentali ad eccezione della giapponese Kawauchi) presentate all’interno di una gerarchia familiare: antenate irrequiete, nonne ribelli, madri trasgressive e sorelle riflessive. Per ciascuna di loro, nella diversità talvolta macroscopica di linguaggio e stile – da Grete Stern a Moira Ricci, da Lee Miller a Viviane Sassen, da Chiara Samugheo a Libuše Jarcovjáková – si è trattato di dar voce a quell’esigenza interiore di affermazione di uno sguardo che è sempre, in un modo o nell’altro, autobiografico.

AI DUE ESTREMI di questa narrazione appassionante, per Mazzucchelli ci sono Margareth Bourke-White e Rinko Kawauchi. Alla forza della prima, alla sua audacia, eroica determinazione e dedizione ma anche grande umanità nell’esercizio di una professione in cui era sempre in prima linea – è stata la prima fotoreporter donna per la rivista Life – basti ricordare la foto scattata da Oscar Graubner in cui Bourke-White all’inizio degli anni 30 è intenta a fotografare con il grande formato la città di New York in cima al Chrysler, corrisponde l’intimità e la ricerca incentrata sulla bellezza universale delle piccole cose di Rinko Kawauchi. In questo «album di fotografe, non di fotografie», come suggerisce l’autrice, non poteva mancare Ruth Orkin, fotoreporter e cineasta statunitense che cominciò a fotografare all’età di 10 anni con la popolare fotocamera Univex.

LA SUA VERA PASSIONE, però, era la bicicletta: nel 1939, a 17 anni con 25 dollari in tasca, attraversò in bicicletta gli Stati Uniti coast to coast – da Hollywood a New York City – per vedere l’Esposizione Universale. Il diario di viaggio Ruth Orkin Bike Trip, Usa, 1939 con note scritte e immagini fotografiche è stato pubblicato nel 2023 nell’edizione a cura di Clément Chéroux. «La ruota non ricorda forse l’iride dell’occhio? E, allo stesso tempo, evoca un telaio da cui si dipana il filo delle storie», scrive Silvia Mazzucchelli.

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