Visioni

Quando il sogno americano si sporca di fango

Quando il sogno americano si sporca di fangoOscar Isaac e Jessica Chastain

Al cinema Nelle sale «1981 indagine a New York» di J. C. Chandor, la scalata al successo di un giovane e ambizioso imprenditore nella corrotta città della grande mela anni 80

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 4 febbraio 2016

Dopo la Wall Street del crack finanziario 2008 nel mametiano Margin Call (2011) e la riflessione in solitaria di Robert Redford sulla global economy, All Is Lost (2013), J.C. Chandor continua la sua esplorazione dell’anima del capitalismo con un tuffo indietro nella New York on edge dei primi anni ottanta. Visto quasi interamente dai boroughs che guardano Manhattan aldilà del fiume, 1981; indagine a New York è un omaggio alla metropoli dura e corrotta dei film di Sidney Lumet (Il principe della città, Il verdetto…) filtrato dalla sensibilità de Il Padrino, ripresa anche nei toni e nei chiaroscuro della bellissima fotografia in scope di Bradford Young e nell’interpretazione del protagonista, Oscar Isaacs. Rispetto al parlatissimo, visivamente poco ispirato, Margin Call, e al paziente minimalismo di All Is Lost, 1981… si distende anche stilisticamente nella dimensione della saga criminalfamigliare, il territorio privilegiato, oltre che di Coppola, di un quasi coetaneo di Chandor, James Gray, e in particolare nel suo The Yards.

Rispetto a Gray, o a Coppola, Chandor, che è anche sceneggiatore, fa un cinema meno opulento, più teso, e qui meno interessato alle dinamiche shakespeariane dei legami di sangue che al dilemma etico e alle difficoltà pratiche posti dalla scalata all’American dream di un giovane, ambizioso, imprenditore del gasolio. Forte del suo nome biblico accoppiato al cognome di immigrante, del calore elegante del suo cappotto di cammello e della smisurata McMansion suburbana per cui ha abbandonato le casette a schiera in cui è cresciuto, Abel Morales (Isaacs, in un’interpretazione radicalmente diversa e altrettanto avvincente di quella data in A proposito di Davis), professa una fede incrollabile nelle possibilità della libera impresa. La sua azienda è (ancora) piccola, ma la sua ambizione enorme.

Come gli standard: «non saremo mai i meno cari, quindi dobbiamo essere i migliori», dice a una nuova infornata di giovani rappresentanti, a cui consiglia anche di guardare i clienti negli occhi il più a lungo possibile, chiedere tè, invece del più «basso» caffè, e di comportarsi con la massima educazione. Le aspirazioni alte, i modi educati e la promessa negli occhi di Abel, gli permettono di far breccia nella sospettosa, impenetrabile famiglia di ebrei ortodossi che controlla un deposito di carburanti abbandonato sul fiume. Collocata in una posizione strategica, quella proprietà gli permetterebbe di dominare il mercato. Il deal è un po’ arrischiato per la sua attuale situazione finanziaria ma il vecchio patriarca si fida dello slancio.

L’incrollabile fede nella giustezza dell’avanzamento di se stesso e le maniere irreprensibili di Abel funzionano molto meno bene con la concorrenza. I suoi camionisti vengono presi di mira e le consegne precise su cui è costruito il successo economico della sua azienda cominciano a saltare – e qui Chandor si concede la scena d’azione più bella e complessa che ha mai girato: nella limpida luce invernale, sotto lo sguardo di un’inavvicinabile Manhattan, un inseguimento a piedi, nel traffico del Kusciuszko Bridge, una vecchia struttura di metallo sopraelevate sui tetti del quartiere brooklinese di Greenpoint. Anche a casa, l’idealismo di Abel è guardato con flemmatica accondiscendenza. Sua moglie (Jessica Chastain, dietro a smisurati occhiali neri, i contorni del corpo magrissimo ridisegnati dallo stile sfarzoso della moda anni ottanta), responsabile dell’amministrazione dell’azienda, è la figlia di un vecchio boss del gasolio, da cui ha ereditato quella spregiudicatezza negli affari di cui Abel è deciso fare a meno.

Quando le cifre non tornano, basta aiutarle…, pensa Anna. E, alla porta del loro villone, durante una festa a cui sono invitati tutti i nuovi vicini di casa, si presenta un giovane pubblico ministero (David Oyelowo). Un’ombra di vergogna oscura la patina del loro neoconquistato lifestyle da ricchi , una zaffata di paura contamina il rituale quotidiano del jogging.

Come le scarpe di Tony Soprano – quando uccide un vecchio nemico in contemporanea con l’intervista per il college di sua figlia- anche l’American Dream di Abel è destinato a sporcarsi di fango. E il film di sangue.

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