È davvero una grande storia d’amore quella incarnata da Teresa Radice, sceneggiatrice, e Stefano Turconi, disegnatore. Amore reciproco, amore per lo storytelling e soprattutto amore per il fumetto, che nelle loro mani, come in quelle di altri autori del passato, torna a percorrere i sentieri oggi poco battuti dell’avventura. Così anche con l’ultima fatica La terra, il cielo, i corvi, storia di guerra tra i «best graphic novel» di «Alias», perfetta per una chiacchierata a valle del Paf al Festival di Cremona in vista della loro prossima mostra di tavole originali a Lucca Comics & Games 2021. «Volevamo provare a raccontare una storia diversa e ci abbiamo provato andando “per sottrazione», spiegano gli autori. «Meno personaggi, una forte unità di tempo, pochi luoghi ma intensamente vissuti, tante tavole interamente mute, la natura come quarta protagonista».

IL RISULTATO è un gelido on the road che comincia come una barzelletta («ci sono un tedesco, un russo e un italiano…») per poi seguire le orme di narratori «visuali» come Mario Rigoni Stern e l’olandese Rien Poortvliet di Gnomi. Rispetto ad altri capolavori Bao Publishing come Il porto proibito o Non stancarti di andare, un’altra sfida radicale, come spiega Radice: «A livello di scrittura, ho cercato di “parlare il meno possibile”: desideravo fin dall’inizio che tutte le sequenze in flashback fossero mute e forse il più bel complimento su questo libro è stato che, proprio in quelle sequenze, la mia scrittura si sente tanto». Ma ce n’è anche per il disegnatore. «A livello di disegno, la cosa più difficile è stata lavorare alla colorazione realizzata ad acquerelli, ma anche pastelli e tempere, in pieno lockdown, quindi senza poter uscire a cercare i materiali necessari. A metà tavole ho finito il nero degli acquerelli, un bel problema, considerando che il negozio più vicino dove poter acquistare i colori è a 45 minuti di macchina, in un’altra provincia… Per fortuna avevo degli acquerelli Leningrad, un regalo dall’Urss degli anni ‘80, che sono stati molto utili. E anche filologicamente corretti!». Come tutti i libri firmati Radice/Turconi, anche questo è nato nello splendido, relativo isolamento della Casa Senza Nord, abitazione/studio della coppia. Secondo una divisione del lavoro che solo chi vive di fumetto può provare a immaginare. «Capita regolarmente che Teresa stia scrivendo il libro successivo mentre Stefano disegna quello precedente, quindi il problema è lo “sfasamento spaziotemporale” che ci porta a essere in luoghi e atmosfere diverse, che poi ti porti dietro anche accompagnando i figli a scuola o facendo la spesa.. Questo porta a buffe e surreali conversazioni all’ora di pranzo: “Che hai fatto stamattina?”. “Ho ucciso un soldato russo”. “Ah, io ho trafugato un diamante”».

Teresa Radice e Stefano Turconi

COSE CHE CAPITANO, quando la storia personale si mescola con quella un po’ leggendaria della mitica Accademia Disney, fucina di talenti della scrittura e del disegno noti e apprezzati in ogni angolo del mondo. «In centro a Milano, la Disney era quasi un “quartiere”: c’era la sede di via Sandri, con le varie redazioni, e l’Accademia fondata da G. B. Carpi per preparare i giovani autori. Passavamo tutti molto tempo lì, tra nuovi progetti, incontri, pranzi, chiacchierate… oggi, purtroppo, l’Accademia non c’è più e le occasioni di incontro sono molto diminuite. Rimane un po’ di nostalgia». Intanto, si continua a guardare al futuro, non solo per quanto riguarda i nuovi progetti, ma anche e soprattutto per la nuova generazione di Turconi/Radice, i piccoli Viola e Michele che ormai seguono il lavoro del fumetto passo per passo. «Ah, loro fanno parte delle storie sin dall’inizio: seguono ogni fase della lavorazione e ne sono fortemente partecipi. Quando Teresa ha nella testa una nuova storia per un libro è a loro che viene raccontata, prima ancora di trasformarla in progetto da sottoporre all’editore». La famiglia, uno dei temi cardine del lavoro di Turconi e Radice da sempre insieme con il viaggio e l’incontro con l’altro. «Con le storie che raccontiamo insieme, dunque quelle che ci stanno più a cuore, andiamo sempre d’istinto. E certo, viaggio, famiglia non necessariamente biologica, ma come gruppo di persone che si scelgono reciprocamente e incontro tra diversità sono tre temi che sentiamo molto vicini: Crediamo siano un continuo stimolo per nuove storie… e in effetti lo sono, visto che solitamente proprio dall’incontro con una persona, un luogo o un autore che ci ha appassionati vengono poi sempre i nostri libri».

SENZA MINIMAMENTE curarsi del canonico «target», perché per un caso più unico che raro nel panorama editoriale del fumetto italiano i romanzi grafici della coppia sono perfettamente fruibili sia dai ragazzi che dagli adulti. «Quando decidiamo di raccontare una storia nuova non lo facciamo mai pensando a chi la leggerà; pensiamo alla storia che sentiamo il bisogno di raccontare e a come vorremmo leggerla noi. E siccome ci piace cambiare continuamente luoghi, tempi, atmosfere, personaggi, modo di raccontare, è naturale che un lettore che incappa in qualcosa di nostro per la prima volta si senta poi disorientato di fronte a storie profondamente diverse. Questo, dal punto di vista di “tenersi un pubblico”, è indubbiamente uno svantaggio, perché a prima vista disattende regolarmente le aspettative dei lettori. Però noi non sapremmo agire in modo diverso, quindi vere alternative non ci sono: fai questo mestiere perché senti di avere qualcosa da raccontare, non perché qualcuno te lo chieda. Per fortuna, negli anni, i nostri lettori più fedeli si sono abituati ai nostri irregolari cambi di rotta e hanno cominciato anche ad apprezzarli. Abbiamo lettori straordinari che hanno imparato a riconoscerci dentro storie diversissime ed è bello quando, dopo un’impresa rischiosa, vengono a dirti col sorriso: “Siete sempre voi”». E come dice Teresa, “con il fumetto non si arriva mai”: «È un po’ come andare in montagna, no? Tanta strada in salita per approdare a un libro pubblicato; dopo ogni pausa in rifugio però si riparte, perché dietro ogni angolo si scorge altra strada, nuovi sentieri che portano più lontano, più su, nuova fatica ma anche belle sorprese, cose inaspettate, storie ancora da scrivere e da disegnare, nuovi incontri da fare, che porteranno ad altre storie… e così via, all’infinito. Finché la vita ce lo concederà, cioè».

UN CAMMINO instancabile, che rende difficile immaginarsi in un punto qualsiasi del futuro. Teresa: «Spero di poter ancora scrivere storie in cui credo, di averne ancora da raccontare, di poter passare sempre più tempo a scriverle nel mio luogo del cuore, su tra i monti del lago. Saranno storie diverse da quelle che racconto oggi, forse. Ma in fondo ogni nuova storia è diversa dalla precedente: dipenderà sicuramente dalle esperienze soprattutto emotive che vivremo negli anni a venire. Ma una cosa è certa: continuerò a scriverle a mano». Stefano: «Una delle cose che più mi piace di questo lavoro è proprio la possibilità di sperimentare cose nuove, di giocare con nuove tecniche. Anche se forse dovrei dire “vecchie” tecniche, dato che quelle che mi interessano meno sono quelle digitali, mentre mi piacciono moltissimo le tecniche “materiche”: pastelli, matite, acquerelli… Ecco, se dovessi dire come sarà il seguito del mio percorso direi che continuerà a essere a zig-zag, provando altri genero». Prossima fermata, l’ottocento un po’ feuilleton de Le ragazze del Pillar 2, secondo spin-off de Il porto proibito in uscita nelle prossime settimane. Perché va bene la montagna, ma il fascino del mare non si batte.