Le parole care arrivano a bussare un giorno qualunque per ricordare quanto, nella lingua praticata quotidianamente, siano momento di raccolta. Di sensi e orientamenti che talvolta si erano dimenticati. Accade così con Tenerumi (Manni, pp. 176, euro 14), titolo del memoir d’esordio di Fabrizia Lanza e parola incantata del cuore anche per chi, a differnza dell’autrice, non è siciliana. Nel suono consegna un vezzeggiare qualcosa di delicato, appunto di tenero. Nel suo reale significato è una verdura, utilizzata per piatti poveri ma molto gustosi. Storica dell’arte, dopo trent’anni trascorsi al nord, Fabrizia Lanza fa ritorno sull’isola e racconta la sua...