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Quando disobbedire è un atto politico

Quando disobbedire è un atto politicoMilano, controlli delle forze dell’ordine – LaPresse

Sconfinamenti In fuga dalla Lombardia, «se il governo prolunga la chiusura della regione dopo il 3 giugno, senza imporre una nuova quarantena da fase 1, io e la mia famiglia stiamo pensando di disubbidire e andarcene ugualmente»

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 29 maggio 2020

Lo ha scritto chiaro su un social network, con nome e cognome. «Se il governo prolunga la chiusura della Lombardia dopo il 3 giugno, senza imporre una nuova quarantena da fase 1, io e la mia famiglia stiamo pensando di disubbidire e andarcene ugualmente. La destinazione è la Toscana, dove abbiamo già prenotato un test sierologico all’arrivo. Non facciamo gli untori: niente ristoranti, parrucchieri, estetisti o aperitivi finora. E neppure lo facciamo di nascosto, se decidiamo di farlo».

Lei è Alice Gasperini, sposata, madre di due adolescenti, nata a Piombino, residente a Milano dove lavora nella formazione per adulti. La sua, se necessaria, sarà una disobbedienza politica, il gesto di una cittadina responsabile che non accetta di essere trattata solo come una persona da controllare, reprimere, multare. Le ho telefonato ed ecco che cosa mi ha detto.

«In condizioni diverse sarei già andata in piazza a esprimere il mio dissenso. Per mesi siamo stati chiusi in casa e ora sta per verificarsi una situazione paradossale. Da una parte si può uscire per lavorare, prendere i mezzi, divertirsi, fare acquisti. In Lombardia è riaperto, ma senza affrontare la situazione con provvedimenti chiari, non c’è trasparenza nel tracciamento, non si sa dove e come sono isolati i contagiati, i test sono a pagamento.

Capisco chi abita in altre regioni e ci vede come un pericolo, per questo non mi piace quello che ha detto Giuseppe Sala (“Il sud chiede ai milanesi la patente di immunità? Ce ne ricorderemo”), però non è chiudendo le frontiere che si risolve il problema. Il nostro desiderio di andare in Toscana nasce sì da un’esigenza personale, ma poiché non vogliamo far correre rischi a nessuno, ci siamo organizzati prenotando là il test sierologico. Informeremo i nostri vicini del risultato e, se sarà necessario, faremo la quarantena. Se si è capaci di rispettare le regole nella chiusura, lo si è anche nella possibilità di muoversi».

La ribellione di Alice chiama in causa il tipo di rapporto che una classe politico/amministrativa instaura con i cittadini. Chi siamo noi per le istituzioni? Esseri pensanti o furbastri di cui non fidarsi? Compartecipi di una società o nemici? Avviso: non si accettano risposte in langue de bois, ovvero abbuonenti ed evasive. 

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