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Quando destra e sinistra lavoravano per fermare gli abbattimenti

Quando destra e sinistra lavoravano per fermare gli abbattimenti

Campania La politica che insegue i voti del mattone: una lunga serie di tentativi per «sanare» gli abusi o acquisirli al patrimonio pubblico

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 30 novembre 2022

Otto morti accertati e si scava ancora in cerca dei dispersi, la politica dopo la frana a Ischia si è riscoperta ambientalista, a Roma e pure in Campania. Lunedì sono stati gli stessi ex parlamentari di Fi e 5S a raccontare le pressioni dei rispettivi gruppi per approvare l’art 25 del dl Genova relativo alla ricostruzione post terremoto a Ischia del 2017. D’altro canto, in Campania le spinte per bloccare le ruspe non sono mai mancate.

Torniamo alla campagna elettorale per le regionali del 2010, la più votata (55 mila preferenze) è l’allora azzurra Mara Carfagna che spiana la strada alla vittoria di Stefano Caldoro: tra le promesse elettorali c’è un provvedimento per fermare le ruspe grazie al suo ruolo di parlamentare e di ministra. Tra gli appuntamenti pre voto c’è anche Ischia. Del resto proprio prima delle regionali sull’isola ci fu una manifestazione di quasi mille persone per chiedere lo stop alle ruspe.

Così il governo Berlusconi IV si mise a studiare, si legge nelle cronache dell’epoca, «lo stop alle demolizioni per decreto, un piano che comprenderebbe anche una legge regionale per riaprire i termini del condono edilizio» cioè l’ultimo condono, quello targato Berlusconi 2003, che l’allora governatore Bassolino aveva bloccato in Campania con due provvedimento (poi bocciati dalla Corte costituzionale). Ci lavorarono il senatore Carlo Sarro e l’allora potentissimo Nicola Cosentino. Una richiesta che sarebbe stata «sollecitata dal presidente della regione Stefano Caldoro a Berlusconi e Letta». Dove Letta è Gianni. Norma che Sarro aveva provato a far passare senza riuscirci nel decreto milleproproghe. Già all’epoca si contavano 66mila edifici non condonabili.

Il decreto prevedeva la sospensione delle demolizioni fino a giugno 2011 per gli immobili destinati a prima abitazione costruiti prima del 2003, «si procede in ogni caso alla demolizione ove vengano riscontrati pericoli per la pubblica o privata incolumità» e se «è stata accertata la violazione dei vincoli paesaggistici». Il provvedimento arriva nel 2010, l’anno prima a Ischia una ragazza di 15 anni era morta trascinata via a Casamicciola da una frana molto simile a quella di sabato scorso. Ermete Realacci lo definì «un segnale devastante nei confronti della lotta all’abusivismo edilizio, all’illegalità, alle ecomafie». Il decreto blocca ruspe non arrivò in porto perché Idv ne bloccò l’iter alla Camera sollevando la pregiudiziale di costituzionalità.

Nel 2015 il centrosinistra conquista la regione con il dem Vincenzo De Luca. L’anno dopo, ricorda la consigliera regionale ex 5S Maria Muscarà, è «la sua giunta nel 2016 a proporre e votare la legge cosiddetta “blocca ruspe”, fermando di fatto le demolizioni. Lo stesso De Luca volle fortemente la legge regionale sulla conservazione degli immobili abusivi da far acquisire al patrimonio dei comuni, legge bocciata dalla Corte costituzionale prima e dal governo Gentiloni poi: tale legge consentiva agli enti locali di ignorare, di fatto, l’ordine di demolizione della magistratura, vendendo o affittando le case abusive». L’anno dopo, ad agosto, arriva il terremoto a Ischia.

Il 2017 si segnala per un doppio tentativo: quello del senatore Falanga (ex Fi passato ad Ala) di far approvare, con i voti di Pd e Fi, il ddl che riconosce «gli abusi di necessità» e stabilisce una graduatoria di criteri da seguire per gli abbattimenti, in pratica una sanatoria mascherata. Stessi principi inseriti nelle legge regionale. Il ddl Falanga dopo il via libera al Senato finirà su un binario morto, la norma campana verrà bocciata come ha ricordato Muscarà nel 2018. L’estate scorsa Severino Nappi (ex Fi passato alla Lega) ha fatto la campagna elettorale per le politiche cavalcando lo stop agli abbattimenti. Sabato De Luca ha tuonato: «Non esiste l’abusivismo di necessità, in alcune aree per ragioni idrogeologiche non si può abitare. Ci vuole la ruspa».

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