Quando chi fugge è donna
Migranti Andrea Milan, di UN Woman: «All’assemblea Onu sui migranti si è avuto per la prima volta un approccio di genere al problema di quante sono costrette a lasciare il proprio paese»
Migranti Andrea Milan, di UN Woman: «All’assemblea Onu sui migranti si è avuto per la prima volta un approccio di genere al problema di quante sono costrette a lasciare il proprio paese»
Si è da poco conclusa a New York l’assemblea generale delle nazioni Unite, l’ultima della presidenza Obama e l’ultima con Ban Ki-Moon segretario ma la prima ad avere come tema centrale migranti e rifugiati.
Le aspettative intorno a questa assemblea erano altissime ed in molti sono stati delusi dal risultato, ritenuto piú una promessa di buone intenzioni che un impegno preso dai leader del mondo nei confronti di un problema umanitario globale.
«Bisogna tener presente la complessità di questi incontri – spiega Andrea Milan di UN Woman, specializzato in tematiche di genere correlate ai flussi migratori – UN Woman ha lavorato a stretto contatto con il team che ha supportato i negoziati, ed il risultato che è stato raggiunto, nel clima politico che conosciamo, viste le dichiarazioni sul tema rilasciate da molti dei capi di Stato coinvolti, è stato quello che poteva essere, si è arrivati dove si poteva arrivare. Si è scelto, in pratica, di non forzare i tempi ma di accordarsi almeno su dei messaggi chiari e importanti nell’immediato. Ad esempio gli stati membri delle nazioni unite si sono impegnati sul fatto che tutti i bambini possano avere accesso al sistema educativo entro pochi mesi dal loro arrivo a destinazione. Ma la cosa importante è che se ne sia cominciato a discutere e che ora si prepara un processo di due anni che porterà all’approvazione di un global compact per i rifugiati».
E questo per UN Woman è un passo in avanti?
Certo che lo è; si è messo un approccio al problema dei rifugiati che tenga conto delle tematiche di genere, che comprenda i diritti umani, e sia centrato sulle persone e non su i numeri, visto che di solito si parla solo dei grandi numeri e non delle persone che li compongono. Si creerà un compact molto complesso su le migrazioni e su i rifugiati, Questo summit di settembre è stato determinato a fine dicembre 2015, il team si è composto ad inizio 2016, in pochi mesi era difficile arrivare ad una conclusione risolutiva sul tema, con posizioni tanto diverse tra i vari governi.
I paragoni venivano fatti tra i risultati ottenuti al summit di Parigi sul climate change e quelli ottenuti fa questo summit.
Prima che ad UN Woman ho lavorato all’universitá dell’Onu e sono stato coinvolto nei negoziati verso Parigi. La differenza che c’è stata, ad esempio con il fallimento dei negoziati sul clima di Copenaghen, ed il successo ottenuto a Parigi, è da ricercare nel processo lungo che ha preceduto il summit francese. La difficoltá sul tema dei rifugiati è che qua bisogna agire su due fronti perché abbiamo da un lato l’urgenza e l’emergenza di persone che muoiono, emergenza che va affrontata, e dove bisogna dare una risposta ai bisogni immediati, dall’altra abbiamo la necessitâ di una risoluzione di lungo periodo e più complessa che va negoziata in parallelo.
Oltre al summt dell’Onu, il giorno immediatamente successivo c’è stato anche un summit di Obama sullo stesso tema. Questo non depaupera il ruolo dell’Onu?
Il summit di Obama è stato importante in quanto aveva come obiettivo quello di portare degli impegni concreti sul campo, ed alcuni Paesi lo hanno fatto, si sono impegnati. C’è stata una forte collaborazione tra l’Onu che organizzava il proprio summit e gli Stati Uniti che organizzavano quello del giorno seguente.
Quando si considerano i risultati del summit su i rifugiati, bisogna considerare entrambi gli eventi. Le Nazioni unite si sono concentrate su i due global compact, rifugiati e migrazioni, che sono complessi, ad esempio il compact su i migranti ha una parte imponente che riguarda il mondo del lavoro, e richiederanno lunghi negoziati, mentre il summit di Obama si è concentrato sull’immediato, in special modo sulla crisi dei rifugiati siriiani e la loro ricollocazione nei vari Paesi.
In che modo UN Woman affronta il problema delle tratte?
Lavoriamo su vari livelli, cercando di assicurarci che le misure che vengono adottate tengano conto dei bisogni specifici delle donne. Le donne hanno sempre un carico maggiore di problemi. Tornando alla situazione dei rifugiati, le donne corrono più rischi ed hanno più discriminazioni ad esempio come lavoratrici in quanto migranti, straniere. Nell’ambito delle tratte di essere umani cerchiamo di assicurarci che le misure normative per combattere la tratta comprendano le aree di vulnerabilità specifica in cui si possono trovare le donne. All’interno delle risposte fornite dal sistema delle Nazioni unite, una parte importante del lavoro di UN Woman è proprio fare in modo che la violenza sulle donne, in ogni sua forma vada prevenuta, e può esserlo solo tramite un lavoro congiunto con le parti normative e la società civile.
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