Quando a New York sfilavano Pelè e Beckenbauer
Sport Il tramonto del Cosmos, club pioniere del football made in Usa
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Il mito dei Cosmos rischia di sparire. O forse peggio, di vivacchiare, sperduto nel calcio americano di terza divisione, senza la prospettiva di infilarsi nella Major Soccer League, la Lega principale del soccer, che dovrebbe essere la casa ideale per il club neyorkese. Nei giorni scorsi è divenuta ufficiale la decisione della federcalcio statunitense di revocare alla North American Soccer League (Nasl) lo status di Division 2, ovvero di seconda categoria, la Serie B italiana o la Champioship inglese. Retrocessione in terza, sarebbero venuti meno i requisiti minimi per la sopravvivenza in seconda, dalla mancata stabilità finanziaria dei club, al format da otto squadre anziché 12, come voluto dalla federazione, sino all’assenza di franchigie del Midwest, con la Division 2 che avrebbe dovuto contare su squadre che coprissero tutto il territorio americano.
Insomma, alle spalle della Mls, che pure cresce per media spettatori e che attira sempre più tifosi anche davanti alla tv, il calcio americano perde colpi. E l’onda trascina in basso i Cosmos, che durante il recente trasloco a Brooklyn, con partite anche allo Yankee Stadium che rese immortale The Babe, Babe Ruth, leggenda del baseball, la franchigia ha portato allo stadio circa cinquemila spettatori. Certo una discreta cifra per un club di seconda categoria ma anche circa cinque volte inferiore ai numeri garantiti dai cugini della Big Apple, i New York Red Bulls e dei New York Fc di – ma solo per altri due mesi, poi il calciatore bresciano chiuderà con gli scarpini – Andrea Pirlo. Insomma, i Cosmos hanno emozionato poco e la scommessa per il rilancio della leggenda del club del proprietario italiano Rocco Commisso, pare destinata alla sconfitta.
Certo è curioso notare come il sipario cali sull’avventura del Cosmos proprio solo qualche settimana dopo la rivoluzione del mercato estivo europeo, con Neymar che si spostava da Barcellona al Paris Saint Germain per 222 milioni di euro, con i parigini che non hanno atteso molte ore per investirne altri 180 per la giovane sensazione Mbappè. I Cosmos, prima del Milan di Berlusconi, degli sceicchi di Psg e Manchester City, oppure dei cinesi della passata stagione, erano stati il primo esperimento di campioni messi assieme (anche se nella fase discendente della carriera) in una squadra, pagati una quantità smisurata di dollari. A New York tra il 1970 e il 1980, oltre agli yuppies in bretelle contagiati dalla sindrome di Wall Street sfilavano artisti del pallone come Pelè (presidente onorario a vita dei Cosmos), Franz Beckenbauer, Giorgio Chinaglia, il brasiliano Carlos Alberto, l’immortale Johan Crujff, il compagno in orange Johan Neeskens, poi Francois Vander Elst e Vladislav Bogicevic.
Una parata di stelle per la Nasl, (che era la prima e unica divisione del soccer americano) meglio della Chinese Super League attuale, inserite in franchigie composte da calciatori poco più che dilettanti. Un sistema luccicante ma destinato a durare poco, nonostante gli investimenti delle franchigie e pure la risposta del pubblico al botteghino e pure delle multinazionali. In quel contesto a tempo determinato i Cosmos vinsero quattro titoli consecutivi. Fino al big bang del sistema calcio, nel 1984, per gli americani il pallone perdeva appeal e solo nove anni dopo, antipasto dei Mondiali di calcio, esordiva la Major Soccer League. I Cosmos svanivano, per poi tornare quattro anni fa con la fantastica idea di riprendersi il posto, ma nella Mls. Per ora svanito.
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