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Quali mutazioni si preparano nel mercato del libro?

Quali mutazioni si preparano nel mercato del libro?

Express La rubrica delle culture che fa il giro del mondo

Pubblicato più di un anno faEdizione del 20 aprile 2023

Aprile, mese crudele anche per chi si occupa di editoria, almeno a leggere la stampa specializzata sulla London Book Fair, che si chiude oggi dopo tre giorni di incontri, e sul Festival du Livre di Parigi, la cui apertura è fissata per domani nella sede sontuosa (e transitoria) del Grand Palais Éphémère. Manifestazioni diverse – la prima, appuntamento ineludibile per gli operatori del settore, secondo solo alla Buchmesse; il secondo, kermesse rivolta al grande pubblico – eppure utili entrambe per tastare il polso al mondo del libro, in questo 2023 ormai postpandemico.
La metafora è abusata e obsoleta (quanti medici oggi hanno il coraggio di fidarsi dei propri sensi e non dei macchinari offerti dalla tecnologia?) ma adatta alle circostanze, e non solo perché abbiamo alle spalle una fase non breve di stallo e di malattia. La quantità di discorsi sulla bellezza dei libri e sull’importanza della lettura è, infatti, direttamente proporzionale alla sensazione che l’editoria stia maluccio o perlomeno che – se non subito, nel giro di pochi anni – si stia preparando a mutare in qualcosa di diverso da quello che osserviamo oggi.

Per esempio, cosa succederà – anzi, sta succedendo – del diritto d’autore, già incrinato dalle critiche al concetto stesso di proprietà intellettuale, ma ora esposto agli infiniti prelievi delle diverse «incarnazioni» dell’intelligenza artificiale? «L’allarme non è fuori luogo o esagerato», ha scritto Porter Anderson su Publishing Perspectives in riferimento a una tavola rotonda sul diritto d’autore che si è tenuta alla fiera londinese e a cui ha partecipato, fra gli altri, Maria A. Pallante, presidente dell’Aap, l’associazione degli editori americani, molto critica nei confronti di Internet Archive, «biblioteca digitale no-profit che ha lo scopo di consentire un accesso universale alla conoscenza» (citiamo da Wikipedia), fondata a San Francisco nel lontano 1996, quando si pensava alla Rete come a uno spazio di libera circolazione del sapere.

Ne è passato del tempo, e difatti a marzo il tribunale distrettuale di New York ha emesso una sentenza favorevole al diritto d’autore, concludendo una causa intentata proprio dall’Aap e sostenuta, non a caso, dai giganti dell’editoria statunitense. Ma la regolamentazione dell’intelligenza artificiale si prospetta ben più complessa, rispetto alla battaglia contro le no-profit.
Si vedrà – anche perché ci si chiede quale sarà il mercato del libro fra dieci o vent’anni. La domanda sorge spontanea, leggendo l’ampio servizio di Barbara Fasseur pubblicato su Actualitté alla vigilia del Festival du Livre. Come ogni anno, nei giorni precedenti alla manifestazione sono stati resi pubblici i dati dell’indagine sulle abitudini di lettura dei francesi, realizzata dall’Ipsos in collaborazione con il Centre National pour la Lecture. E i numeri – lo dobbiamo dire? – sono sconfortanti: certo, l’86% dei francesi continua a definirsi «lettore» (il 24% dice di leggere molto, il 37% moderatamente e il 25% poco), ma presso quelli che dovrebbero essere i lettori di domani si è registrato un calo notevolissimo. Nella fascia tra i 15 e i 24 anni la percentuale dei lettori è diminuita del 12% rispetto al 2019.
Per correre ai ripari, l’ingresso al festival sarà gratuito per i visitatori sotto i 25 anni ed è stato firmato un accordo con TikTok (partner ufficiale anche dello Hay Festival). Basterà? «Affidarsi a TikTok per sedurre gli adolescenti la dice lunga: mettendo da parte i problemi di sicurezza e di dati personali, è meglio far entrare il lupo nell’ovile e, se possibile, dalla porta principale», commenta Passeur.

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