La storia della Resistenza è disseminata di miti: narrazioni che hanno cementato nella memoria luoghi, fatti, biografie di lotta clandestina, armata oppure no. Il fatto che si tratti di «miti» non significa affatto che le vicende che ne sono oggetto siano un prodotto della fantasia. La dimensione del racconto, semmai, è stata, e rimane, necessaria per tenere vivo il ricordo del passato, per inserirlo in un immaginario di cui la comunità possiede le chiavi di accesso per decriptarlo e tramandarlo.

«VIII ZONA. PRATICHE DI RESISTENZA e reti clandestine» a Roma, curato da Riccardo Sansone e Anthony Santilli (Edizioni Annpia), che raccoglie il frutto del lavoro dell’associazione Bella Storia-Narrazioni di strada, è un libro figlio delle tantissime testimonianze che si sono stratificate nel tempo sul «nido di vespe», la borgata del Quadraro tra il 1943 e il 1945, e, più in generale, sulla lotta contro il regime di occupazione nazifascista nella VIII zona partigiana della capitale (Pigneto, Tor Pignattara, Villa Certosa, Centocelle, Quarticciolo e Quadraro). Nello stesso tempo, e qui il principale punto di interesse, questo lavoro collettivo rappresenta un tentativo, di successo, di mettere i racconti – in buona parte raccolti dagli autori – al vaglio delle tante fonti di archivio disseminate nei vari saggi.

Si tratta dunque di un lavoro di storiografia che, in primo luogo, smentisce l’idea, ancora oggi non del tutto scomparsa, che la popolazione di Roma sarebbe rimasta passiva di fronte al regime di occupazione. Complica la categoria di antifascismo, mostrandone le diverse forme: popolari, pre-politiche, «esistenziali». Riflette sulla dimensione geografica della Resistenza in quelle periferie che già Roberto Battaglia nella sua Storia della Resistenza (1953) aveva descritto come «la Roma assurda delle borgate, della miseria tragica e senza speranze, dove fermenta uno spirito di ribellione simile a quello che era manifestato nelle 4 giornate di Napoli» e sulle quali è tornato più di recente lo studio di Gabriele Ranzato (2019).

Lo ricorda Walter De Cesaris nelle prefazione, in cui si richiama il suo libro di qualche anno fa sul rastrellamento del Quadraro del 17 aprile 1944. Nell’introduzione si legge che «la stratificazione sociale e la varietà dei luoghi di produzione, che andavano dalle attività industriali a quelle più artigianali, hanno rappresentato un quadro di riferimento indispensabile per meglio comprendere lo stretto legame tra promiscuità sociale e ribellismo di certe aree periferiche».

Un’immagine tratta dal volume pubblicato dalle Edizioni Annpia

NON MENO RILEVANTE è la mobilità sociale, fondamentale anche per analizzare la fluidità dei gruppi partigiani e dei soggetti coinvolti e tra loro in collaborazione, dai carabinieri ai comunisti, passando per le suore.

Se i partiti tendono a rimanere sullo sfondo, ampio spazio viene dedicato invece alle biografie. Anselmo Fadda, «er fantino del Quadraro», e Aldo Bonfanti, rastrellato e poi partigiano, vengono raccontati nelle graphic novel di Giulia D’Ottavi e Claudio Nevskj Civitella. Saggi di ricostruzione storica si occupano di Tigrino Sabatini, della formazione Bandiera Rossa; Angelo Nazio e Valerio Fiorentini, gappisti di Centocelle; Luigi Fioravanti, oste antifascista della Torraccia sulla Casilina; Maria Andreani, nella cui storia di emancipazione si riflettono le tante facce della violenza del periodo, compresa quelle di genere. Molto interessanti sono poi gli squarci dedicati ai luoghi. Le osterie, per esempio, che già nella Roma dei papi erano state spazi di socialità sovversiva e che durante l’occupazione diventano centri di collegamento per guerriglia: L’osteria delle Rose e quella di Gianni Angelo, «Sciabbecco», a Centocelle oppure «Da Giggetto» al Quadraro.

INFINE, LA DETTAGLIATA ricostruzione di Riccardo Sansone sulle vicende che hanno portato e sono seguite al rastrellamento. Attingendo ad archivi militari e altre fonti inedite, fra le quali spiccano i diari di Gioacchino Basilotta, comandante socialista, e di Michele Ascoli, ebreo rastrellato e deportato in Germania, ma scampato alla Shoah grazie al suo camuffamento tra i «quadraroli», il saggio individua nell’11 dicembre 1943 un passaggio chiave, quando il Tribunale militare germanico assume consapevolezza della dimensione del fenomeno ribellistico al Quadraro, fino ad allora parzialmente nascosta grazie al doppiogioco della locale stazione della polizia dell’Africa italiana, nonché dall’occultamento operato dal clero. Quindi segue passo per passo la violenza dei tedeschi entrati in borgata, documentando la collaborazione dei fascisti italiani, e poi le traiettorie di una parte degli oltre settecento rastrellati verso il Campo di concentramento e transito di Fossoli, porta di accesso al lavoro forzato in Germania e a Mauthausen.

Dal 20 al 25 aprile il libro sarà presentato sotto forma di talk e lezioni frontali nella cornice del festival «Nidi di vespe. La primavera della Resistenza romana». Info: www.facebook.com/bellastoriafestival