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Pure il Sinodo è più gay-friendly di Alfano

Pure il Sinodo è più gay-friendly di AlfanoEuropride – Sintesi visiva

Matrimoni omosex Pd e Anci contro il divieto di trascrizione ministeriale. I vescovi: «Lungi dal chiuderci in uno sguardo legalista». Consulenti messi a disposizione delle famiglie omoaffettive

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 9 ottobre 2014

Il maschio Angelino non si capacita. Pensava forse che almeno il ventre molle dell’Italia lo ringraziasse per aver ristabilito con la legge i confini della “normalità”. E invece: «Quello che mi ha davvero impressionato – si stupisce il ministro dell’Interno – a fronte di una direttiva ai prefetti che li invita a invitare i sindaci a rispettare le leggi e a non fare in Italia cose che le leggi non prevedono, è che mi sono visto tirare addosso una quantità di insulti e di aggettivi di una violenza inaudita: da parte di associazioni e di giornalisti, e oggi da parte di titoli di giornali e di esponenti politici». In effetti, non solo la maggior parte dei comuni «illegali», senza tema dei diktat di Alfano, conferma che andrà avanti per la propria strada – convinti di fare cosa utile anche per ridurre i casi di bigamia – e addirittura si tira dietro anche altri sindaci, come Ignazio Marino o Leoluca Orlando che annunciano iniziative analoghe. Non solo l’Anci chiede «un incontro urgente al presidente del Consiglio e al ministro Alfano per assumere un orientamento chiaro e comune» su «competenze che la legge riconosce in capo agli Enti locali» (tesi controversa, però, su cui molti giuristi non sono d’accordo), e il Codacons annuncia il ricorso al Tar contro la circolare ministeriale. Ma l’iniziativa del titolare del Viminale ha creato un bailamme pure nel governo.

Il sottosegretario Ivan Scalfarotto lo ha detto chiaramente: «Questo governo ha preso degli impegni molto chiari su questa materia. Il ministro dell’Interno prende una decisione che ha un profilo apparentemente tecnico ma in realtà pare una fuga all’indietro. Non a caso la delega alle Pari opportunità ce l’ha Matteo Renzi». Parole che hanno scatenato quasi una rissa ideologica con toni a dir poco pesanti contro l’esponente Pd. «Ammiro l’ottimismo del senatore Quagliariello, secondo il quale Scalfarotto dovrebbe valutare cosa sia una legge e la Costituzione. Temo che la realtà dei fatti sia diversa dalle ottimistiche considerazioni di Quagliariello», gigioneggia Maurizio Gasparri. Per Eugenia Roccella (Ncd), «Scalfarotto è sottosegretario ai rapporti con il Parlamento e una persona che ha questo ruolo dovrebbe stare molto attento al rispetto della centralità del Parlamento. A che serve un sottosegretario quando un sindaco può tranquillamente aggirare la legge? A che serve il Parlamento e quindi a che serve Scalfarotto?». Lo stesso Alfano ribatte ricordando che Renzi ha parlato di unioni sul modello tedesco (finite poi nell’imbuto dei mille giorni) e mai di matrimoni omosessuali. E in effetti di questo tratta il ddl depositato in Senato a cui si appiglia la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani per ricordare all’alleato di governo che «i diritti civili non sono un problema burocratico ma un’esigenza della nostra società di cui la politica deve farsi carico».

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Eppure il ministro Alfano è riuscito a mandare in pezzi quel che resta di Forza Italia, con esponenti di punta come l’ex ministra Mara Carfagna o il consigliere politico di Berlusconi, Giovanni Toti, che hanno colto l’occasione per affermare la nuova vena gay-friendly del partito e «la nostra indole riformista». Ovviamente ha trovato conforto nei toni entusiastici della Lega che plaude e rilancia, chiedendo al governatore della Lombardia Maroni di fissare subito una data per la «Festa della famiglia naturale», seguita da una manciata di sigle sconosciute tipo i «Giuristi per la vita».

E la Chiesa che fa? Lo slogan «la famiglia non si tocca» riproposto anche ieri dal titolare del Viminale ha commosso la Conferenza episcopale toscana che «esprime gratitudine per chi, in mezzo a mille difficoltà, vive e testimonia la bellezza della famiglia fondata sul vincolo pubblico del matrimonio tra un uomo e una donna e aperta all’accoglienza della vita», come si legge in un comunicato firmato dal cardinale Betori che sottolinea «la pericolosità di fughe in avanti su terreni che richiederebbero cautela». Eppure, proprio ieri pomeriggio dal Sinodo dei vescovi che si svolge nella Città del Vaticano è arrivata un’apertura eclatante alle unioni omosessuali: «Lungi dal chiuderci in uno sguardo legalista, vogliamo calarci nel profondo di queste situazioni difficili per accogliere tutti coloro che vi sono coinvolti e per far sì che la Chiesa sia la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa», ha detto il presidente delegato del Sinodo, il cardinale brasiliano Raymundo Damasceno Assis, in apertura dei lavori della congregazione generale dedicata alle «situazioni pastorali difficili».
E così, mentre Alfano si preoccupa di cancellare perfino la registrazione di queste coppie che all’estero sono ritenute legali, la Chiesa di Bergoglio mette «a disposizione delle coppie dello stesso sesso» «una lista di consiglieri professionali che offrono i loro servizi», all’interno dei cosiddetti «percorsi di Retrouvaille» pensati per mantenere l’unità delle famiglie cattoliche.

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