ExtraTerrestre

«Puntiamo alla transizione energetica»

Intervista ntervista a Gianluca Ruggieri, presidente della cooperativa di comunità: «Diffondiamo una cultura del risparmio e dell’efficienza. E puntiamo all’autoproduzione e alla sostenibilità»

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 26 settembre 2019

Compiere la transizione alle energie rinnovabili, riducendo al contempo i consumi energetici complessivi, è sempre più urgente. Tuttavia consumare meno energia e farlo esclusivamente da fonti pulite non è semplice in una società basata sul petrolio e sulla crescita dei consumi e dei profitti. Esempi come quello di ènostra mostrano che è possibile costruire modelli diversi, in cui le azioni necessarie dal punto di vista della produzione e del consumo di energie diventano anche le più convenienti da tutti i punti di vista. Abbiamo intervistato Gianluca Ruggieri, vicepresidente della cooperativa, per farci spiegare meglio quali sono le caratteristiche di questa esperienza.

Definire «ènostra» un operatore energetico è decisamente riduttivo, visto che vi occupate anche di molti altri aspetti, concordi?
Sì, il nostro obiettivo è quello di realizzare la transizione energetica, quindi di arrivare ad annullare gli impatti ambientali dati dai consumi energetici. Per farlo non basta lavorare sulla produzione e sull’approvvigionamento da fonti rinnovabili, serve anche diffondere una cultura del risparmio e dell’efficienza energetica. Noi lo facciamo in vari modi. Innanzitutto attraverso consulenza e servizi ai soci: li aiutiamo ad ottimizzare i propri edifici dal punto di vista energetico, seguiamo la realizzazione di impianti di generazione domestici. Ma non limitiamo il raggio d’azione ai soci, siamo una cooperativa di comunità e cerchiamo di migliorare l’intera comunità, a 360 gradi. Curiamo la dimensione culturale, di informazione e formazione. Ad esempio abbiamo una trasmissione radiofonica su Radio Popolare, organizziamo incontri pubblici e dibattiti, in cui non parliamo solo del nostro progetto ma cerchiamo di raccontare quello che succede nel mondo, i cambiamenti climatici, i sovraconsumi di energia e risorse. Più recentemente abbiamo anche sviluppato dei moduli formativi nelle scuole o verso operatori sociali che lavorano con situazioni di povertà energetica.

In cosa differite da una multiutility tradizionale che offre un contratto green?

Esistono delle differenze di governance e culturali, che giocano un ruolo sostanziale. Anche dal punto di vista strettamente energetico la maggior parte degli operatori presenta molte offerte diverse, fra le quali in genere quella green è più cara. Se vuoi essere sostenibile, paghi di più. Dopodiché se vai a vedere il mix energetico complessivo dell’operatore magari le rinnovabili coprono il 20-25% sul totale. Sono poche le aziende che vendono 100% rinnovabile, non siamo gli unici ma non siamo tantissimi.

La vostra energia è 100% rinnovabile, ma da dove arriva?

Innanzitutto c’è l’autoproduzione, ovvero i nostri impianti. Poi ci sono i contratti bilaterali con i produttori: andiamo dal produttore e ci impegniamo a comprare tutta l’energia che produrrà nel corso dell’anno. Infine quella che rimane la acquistiamo sul mercato elettrico, tutta garantita con Garanzia d’Origine 100% rinnovabile.

Cosa cambierà per voi una volta recepita la direttiva europea sulle rinnovabili?

Ci aspetta una rivoluzione, la cui portata è ancora difficile da definire e dipenderà da come la direttiva verrà recepita nel nostro Paese. Il ministero dovrà scrivere il decreto di recepimento, poi ci sono i regolatori del mercato che dovranno fare la loro parte, l’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ndr), il Gse (Gestore dei servizi energetici, ndr), Terna (l’operatore che gestisce le reti per la trasmissione dell’energia elettrica, ndr), ognuna di queste con degli ambiti di azione in cui si possono allargare o restringere le maglie della direttiva in un senso o nell’altro. Sicuramente nei prossimi due anni si parlerà molto di cittadini energetici, di prosumer, di comunità energetica, poi bisognerà vedere. Ad esempio in Germania abbiamo oggi una situazione in cui la stragrande maggioranza degli impianti rinnovabili nuovi sono realizzati da cooperative, ma molte di queste cooperative sono dei veicoli costruiti da grandi aziende. Ad ogni modo è molto probabile che per realtà come la nostra si apra uno spazio inedito.

Quanto costa una fornitura come la vostra rispetto a una tradizionale?

Oggi una bolletta elettrica per più della metà è definita dalla legge ed è uguale per tutti, fra oneri di rete, oneri di sistema, accise, Iva, canone Rai. Sulla parte su cui possiamo lavorare, la scelta che abbiamo deciso di fare è stata quella di tenere le tariffe in linea con quelle del servizio di maggior tutela, cioè con la tariffa nazionale definita dall’autorità. Se invece ci confrontiamo con il libero mercato, ci sono decine e decine di tariffe molto diverse fra loro, direi che noi siamo all’incirca a metà strada. Quella di mantenere le tariffe basse è stata una scelta fin dal principio: volevamo che fosse accessibile a tutti e non fosse particolarmente oneroso. Un altro aspetto importante legato alle tariffe è che abbiamo una tariffa scontata per le realtà del terzo settore. Per noi è un modo per dire che non siamo solamente un’impresa economica: certo, alla fine i conti devono tornare e siamo molto attenti a far sì che i capitali dei soci non vengano sprecati, ma non è certamente la massimizzazione del profitto il nostro obiettivo prioritario.

Avete già realizzato utili? Come li investite?

Se tutto va bene sarà il 2019 il primo anno in cui avremo il bilancio in positivo, ma l’idea è che i benefici che dovessimo riuscire a raccogliere vengano distribuiti ai soci attraverso una riduzione delle tariffe. Su come farlo stiamo ancora riflettendo: non vorremmo diminuire il costo del chilowattora perché questo potrebbe invogliare le persone a consumare di più; piuttosto preferiremmo applicare uno sconto fisso a ogni bolletta indipendentemente dai consumi, favorendo così quelli che consumano di meno.

Come si fa a diventare soci di «ènostra»?

È molto semplice e sul sito si trovano tutte le informazioni necessarie. Abbiamo anche un numero verde che funziona molto bene, e questo è un altro aspetto curioso. Di solito quando dico a qualcuno che c’è il numero verde vedo negli occhi del mio interlocutore il terrore. Ma nel nostro caso il numero verde siamo noi, sono le persone che lavorano direttamente nella cooperativa, sono Costanza, Elena, Sara stessa, la nuova Presidente appena eletta, che rispondono al numero verde. Sono le persone che effettivamente fanno le cose, che conoscono il contesto. Però mi fa sempre molto ridere che lo devo specificare che non è un numero verde come gli altri.

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