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Punta Conterie, l’album racconta il tempo dell’arte

Punta Conterie, l’album racconta il tempo dell’arteCline Gheno Escara, vetreria Fratelli Toso, 1970;

Mostre Nell'ambito della quarta edizione del festival internazionale «The Venice Glass Week» va in scena «Vetro e Disegno. Il processo creativo nelle storiche vetrerie muranesi del ’900», a cura di Caterina Toso, fino al 31 dicembre

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 19 settembre 2020

Alcuni fogli hanno i bordi smangiucchiati, qualche buco di bruciatura, la carta ingiallita dal tempo e con le rughe dell’usura, ma il disegno è netto e la sua vitalità ha attraversato i decenni del Novecento. Su un grande tavolo ci sono album da sfogliare e in un’altra sala, quegli stessi disegni fanno da «parete» ornamentale agli oggetti realizzati. Il progetto e il manufatto finito, la simultaneità di un sogno che si avvera, maneggiato con cura da maestri inarrivabili. È una mostra piccola e preziosa quella allestita negli spazi di InGalleria / Punta Conterie Art Gallery, che rivivifica il «racconto delle fornaci» in forma laboratoriale, unendo la memoria degli archivi all’idea che guida il farsi dell’arte, qualcosa che ricorda il metodo Bauhaus.

Vetro e Disegno. Il processo creativo nelle storiche vetrerie muranesi del ’900 è un’esposizione curata da Caterina Toso (visitabile fino al 31 dicembre), che aderisce alla quarta edizione del festival internazionale The Venice Glass Week. La mostra è incastonata nell’ex edificio industriale di Punta Conterie, dove si fabbricavano le perline (abbandonato dagli anni 70), in quel grande complesso che si è affacciato a una nuova esistenza dallo scorso anno, grazie alla vision di due imprenditori (dal mondo del design Alessandro Vecchiato e dal settore della ristorazione Dario Campa), trasformandosi in una hub culturale sospesa fra arte e gusto – inteso sia come design sia come enogastronomia (la terrazza che dà sulla laguna ospita un ristorante mentre al piano terra c’è un bistrot). E in quegli 800 mq restaurati nel rispetto della struttura originaria, è prevista anche una fioreria, attività in via di estinzione a Murano.

L’acqua alta a novembre prima, il lungo lockdown poi hanno messo a dura prova la partenza di questa «casa» multifunzionale, ma Vecchiato (che ha vissuto nella «luce» della Foscarini) guarda verso l’orizzonte che, nel suo caso, coniuga due tempi: passato e futuro. Memoria storica e insieme innovazione. Soprattutto, il pensiero va a un reinizio auspicabile in cui la realtà lagunare (e muranese in primis) non sia più feticcio da predazione per un turismo mordi e fuggi, ma un luogo dove sostare, in cui possano circolare liberamente energie e saperi.

È proprio con questo sottofondo concettuale che si può leggere la mostra ospitata negli spazi di InGalleria: si parte da lontano per arrivare all’oggi, cercando di integrare in una rete le conoscenze dei maestri vetrai con le esigenze contemporanee. Così, Caterina Toso, erede di una delle vetrerie leggendarie, quella dei Fratelli Toso che riportò in auge ai primi del ’900 la tecnica della murrina, ha frugato a lungo negli archivi un po’ dimenticati, diligentemente catalogando, confrontando e raccogliendo un materiale – i disegni da cui nascevano gli oggetti – che altrimenti sarebbe andato disperso.

Nella rassegna di Punta Conterie, la curatrice ha unito gli album di alcune fra le più importanti vetrerie (Salir Ferro, Barovier, Venini, Ferro). La narrazione che scorre come un sottotesto ha molte somiglianze: l’avvento della produzione industriale, la spinta verso il rinnovamento stilistico, la collaborazione con i designers, la scelta dei colori e le difficoltà di riprodurne alcuni oggi. Le nuove norme sulla tossicità degli elementi privano i maestri del cadmio, che elargiva un rosso brillante. La vetreria Toso, dagli anni 80, ha fermato la sua produzione. Ora è il momento di scrivere i capitoli della storia.

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