Pugno di ferro dell’Anp contro chi contesta le sanzioni contro Gaza
Cisgiordania Proteste e denunce dopo la dura repressione da parte delle forze di sicurezza dell'Anp delle manifestazioni a Ramallah contro le sanzioni imposte da Abu Mazen alla Striscia di Gaza. L'Assemblea generale dell'Onu condanna Israele per le uccisioni di 130 palestinesi
Cisgiordania Proteste e denunce dopo la dura repressione da parte delle forze di sicurezza dell'Anp delle manifestazioni a Ramallah contro le sanzioni imposte da Abu Mazen alla Striscia di Gaza. L'Assemblea generale dell'Onu condanna Israele per le uccisioni di 130 palestinesi
Mercoledì sera, mentre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite si accingeva ad approvare una risoluzione di condanna di Israele per l’uso della forza contro le manifestazioni palestinesi a Gaza, a Ramallah (Cisgiordania), i reparti antisommossa della polizia ed agenti dei servizi di sicurezza dell’Anp si scagliavano con violenza contro le centinaia di dimostranti che protestavano contro le sanzioni imposte dall’Autorità nazionale palestinese (Anp) alla Striscia di Gaza. In particolare il mancato versamento degli stipendi ai dipendenti pubblici che ha gettato nella disperazione migliaia di famiglie. Lacrimogeni, pestaggi, manifestanti trascinati via sull’asfalto per decine di metri. I poliziotti non hanno mancato di colpire e distruggere telecamere e smartphone dei giornaliti, due dei quali, stranieri, sono stati fermati. «Avevamo deciso di scendere in piazza, sfidando il divieto a protestare» racconta al manifesto Reem K., «prima hanno chiuso le strade, poi i poliziotti hanno cominciato a lanciare i candelotti lacrimogeni e granate stordenti per allontanarci. Infine hanno caricato. I peggiori sono stati gli agenti in borghese del mukhabarat (servizio di intelligence, ndr), ci colpivano con violenza come fanno gli israeliani. Due persone sono state arrestate all’uscita dell’ospedale dove erano andate per farsi medicare». Alla fine i fermi sono stati decine, una quindicina dei quali sono stati confermati in arresti.
Domenica scorsa le forze di polizia non erano intervenute, tranne che in alcuni casi, contro il corteo di circa duemila palestinesi che, sempre contro le sanzioni che colpiscono Gaza, aveva attraversato il centro di Ramallah. Stavolta il consiglio dei ministri dell’Anp e lo stesso presidente Abu Mazen hanno prima dato l’ordine di vietare le proteste e poi di reprimerle con la forza. Per l’Anp quelle manifestazioni sarebbero state organizzate dal movimento islamista Hamas, che controlla Gaza, per mettere il difficiltà il governo di Ramallah e i rivali del partito Fatah in Cisgiordania. Una versione lontana dalla realtà perché domenica e mercoledì sono scesi in strada palestinesi di ogni orientamento politico e religioso, gente comune, attivisti notoriamente impegnati contro l’occupazione israeliana, con l’unico scopo di contestare le misure dell’Anp contro Gaza che danneggiano soltanto la popolazione civile già costretta ad affrontare ogni giorno una crisi umanitaria sempre più seria e le conseguenze del blocco attuato da Israele. «Abbiamo assistito a un crimine e al superamento di tutte le linee rosse nella gestione delle contraddizioni interne e dei rapporti nazionali», ha protestato il Fronte popolare (marxista), la più importante delle forze della sinistra palestinese. Il sindacato dei giornalisti punta il dito contro il premier e il ministro dell’interno Rami Hamdallah che avrebbe «la piena responsabilità per le aggressioni», e annuncia che presenterà «denunce contro i capi degli apparati di sicurezza che hanno ordinato di attaccare i giornalisti». Protesta anche Hanan Ashrawi, del Comitato esecutivo dell’Olp, Hanan Ashrawi, che ha chiesto la revoca delle sanzioni contro Gaza decise da Abu Mazen nel improbabile tentativo di provocare una rivolta popolare contro i rivali di Hamas. Al contrario le misure punitive, annunciate un anno fa dal presidente e rinnovate dopo l’ennesimo fallimento del processo di riconciliazione nazionale ripreso lo scorso autunno, stanno accrescendo il risentimento della popolazione, e non solo quella di Gaza, contro l’Anp e la stessa presidenza palestinese.
Qualche ora dopo il pestaggio avvenuto a Ramallah, l’Assemblea generale dell’Onu ha adottato con il voto favorevole di 120 paesi una risoluzione che condanna Israele per le uccisioni di 130 palestinesi a Gaza avvenute nelle ultime settimane e chiede al Segretario generale Antonio Guterres l’adozione di un meccanismo internazionale per proteggere i civili palestinesi. Respinta la richiesta degli Stati Uniti di incolpare Hamas. Il voto tuttavia non ha effetti pratici. A differenza del Consiglio di Sicurezza, le risoluzioni adottate dall’Assemblea generale non sono vincolanti.
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