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Puglia, Nervi e gli altri dall’industria all’archeologia

Puglia, Nervi e gli altri dall’industria all’archeologiaMagazzino Sofisticazione Sali, Margherita di Savoia, realizzato nel 1935-’36 da Pier Luigi Nervi: diventerà polo museale

Patrimoni da salvare Il Cotonificio «Costantino» a Bari, il Magazzino Sofisticazione Sali a Margherita di Savoia, la Direzione Italsider a Taranto... Un libro a cura di Lorenzo Pietropaolo (ed. Mario Adda) su architettura moderna in abbandono e strategie di recupero

Pubblicato più di un anno faEdizione del 12 febbraio 2023

È possibile porsi anche nei confronti del Moderno e del Contemporaneo in termini di tutela del patrimonio artistico così come siamo abituati a fare con l’Antico? È possibile con gli stessi occhi, lo stesso sguardo e le stesse emozioni con cui si osserva un’antica rovina osservarne una moderna o addirittura una contemporanea? Quale potrebbe essere il filo conduttore che lega opere così distanti fra loro per epoca, gusto e importanza? E, da ultimo, il Moderno sta diventando il nostro Antico?

Sono queste alcune delle molte domande contenute nel libro Architettura moderna in abbandono Riflessioni per il suo riconoscimento e la sua risignificazione. Il caso della Puglia e alcune prospettive internazionali, a cura di Lorenzo Pietropaolo (Mario Adda Editore, pp. 186, euro 25,00).

Grazie alla lettura di questo volume anche i meno esperti nel campo dell’architettura avranno la possibilità di appassionarsi a una questione che risulta essere estremamente viva e di stringente attualità: quella relativa al panorama urbanistico che ci circonda e alla coscienza del nostro sguardo, e le risposte, o almeno gli spunti di riflessione che da queste derivano, non saranno affatto scontate.

Il libro esplora il tema dell’architettura moderna in abbandono, a partire dal caso-studio della Puglia, con alcuni esempi emblematici quali il Cinema Teatro Mastrogiacomo a Gravina di Puglia, il cotonificio «Costantino» a Bari, il Magazzino Sofisticazione Sali, di Nervi, a Margherita di Savoia o la Direzione Italsider a Taranto e molti altri, in dialogo con il contesto nazionale e internazionale. In una ricca diversità di manufatti e tipologie, l’insieme pugliese include infatti edifici di alcuni tra i protagonisti dell’architettura italiana del Novecento, tra cui Paolo Marconi, Plinio Marconi, Sergio Musumeci, Pier Luigi Nervi e Paolo Portoghesi.

Va sottolineato altresì che le opere di questi maestri si confrontano per di più nel panorama pugliese con un ricchissimo patrimonio urbanistico e architettonico antico o comunque storicizzato che in questi ultimi anni è stato al centro di una vera e propria riscoperta culturale e turistica del territorio.

In ogni piccolo centro pugliese sono infatti presenti chiese e palazzi barocchi, ville liberty o art nouveau, ma anche testimonianze di storia e cultura più antiche che, tutte insieme, anche con le opere moderne e contemporanee più discutibili, vanno a formare un tessuto umano e abitativo di straordinario interesse e vivacità.

In particolare il volume indaga le questioni teoriche e pratiche che riguardano l’architettura moderna in condizioni di abbandono, la conoscenza di questo inaspettato e, il più delle volte, quasi sconosciuto, patrimonio; il suo riconoscimento, la sua tutela e, auspicabilmente, il suo riuso.

Come evidenziato infatti dal curatore del volume, Lorenzo Pietropaolo, «in Italia, il patrimonio architettonico moderno e contemporaneo riceve ancora scarso riconoscimento, a differenza di quanto accade per il patrimonio antico. Se l’estensione del concetto di patrimonio culturale alle eredità dell’architettura moderna è ormai acquisita per la comunità scientifica, nella prassi non cessa la condizione di “rischio” per molte di queste architetture».

Tale condizione di rischio è causata dal fatto che non vi è ancora una effettiva percezione dell’idea di patrimonio artistico e culturale applicata all’architettura moderna e, pertanto, in assenza di un «riconoscimento ampio, consapevole e condiviso del suo valore di memoria collettiva e di presenza capace di informare, profondamente, la città e il paesaggio contemporanei», persiste una vera e propria impossibilità di garantire la conservazione di tali opere.

Il volume contiene due conversazioni-intervista con Paolo Portoghesi e Giovanni Carbonara, entrambi noti architetti ma anche teorici e storici dell’architettura, ma anche un testo di Ana Tostoes, architetto e storica dell’architettura, e uno di Britta Peters, curatrice d’arte contemporanea e direttrice artistica di Urbane Kunste Ruhr, nota istituzione culturali tedesca, fondata nel 2012 per avvicinare l’arte ai centri della Ruhr, la zona a nord del Reno caratterizzata da una fortissima influenza industriale con tutte le conseguenze legate al suo sviluppo e alle sue contraddizioni urbanistiche e sociali.

In particolare le riflessioni di Ana Tostoes, già Presidente di Docomomo International, l’associazione nata nel 1988 ispirandosi a Icomos, ma anche differenziandosene sostanzialmente in quanto si occupa esclusivamente di tutela e conservazioni di architetture moderne e, quindi, non soltanto di edifici e siti storici, vertono su alcune esperienze fondamentali dell’attività di ricerca, di comunicazione e di promozione della tutela e del riuso degli edifici moderni e contemporanei. Così facendo il quadro che si delinea è quello di una prospettiva internazionale entro cui leggere le sfide che riguardano il presente e il futuro del patrimonio moderno, «riconosciuto come eredità plurale di culture diverse».

Nel volume è presente una ricca documentazione fotografica che riguarda opere nazionali e internazionali, e che consente di appassionarsi e apprezzare al meglio il valore della discussione e delle proposte contenute, e che sorprende soprattutto chi finora non era stato abbastanza cosciente delle problematiche legate ai temi trattati. È proprio osservando le foto contenute nel libro che si può comprendere quante volte, inconsapevolmente, ci si è trovati accanto o davanti a un’opera di architettura moderna abbandonata senza porsi le giuste domande o, quasi sempre purtroppo, senza porsene alcuna, relegandole così, anche solo nella propria coscienza, in uno stato di ulteriore, personale, abbandono, non meno grave di quello oggettivo in cui attualmente versano.

Lo scopo del volume, pienamente raggiunto, è quindi quello di esaltare una memoria condivisa, immaginare un processo di riappropriazione «e, possibilmente, nuovi cicli di vita per le architetture abbandonate e i loro contesti, coinvolgendo in particolare le comunità che abitano quei luoghi e territori segnati dalla presenza di queste affascinanti “tracce” del nostro patrimonio moderno».

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