Puglia, i dubbi delle associazioni di sinistra. Ma prevale il Sì a Emiliano
La sfida delle regioni L’Arci schierata col governatore. I dubbi di Libera e dei gruppi pro migranti
La sfida delle regioni L’Arci schierata col governatore. I dubbi di Libera e dei gruppi pro migranti
La Puglia è pronta al voto. Domenica e lunedì sarà chiamata a scegliere il presidente della Regione e, come nel resto d’Italia, tra il sì e il no del referendum. Il finale è tutto da scrivere. Il testa a testa tra Michele Emiliano e Raffaele Fitto, nonché la presenza di un terzo candidato forte come Antonella Laricchia (M5S), hanno creato il palcoscenico perfetto per la consacrazione del governo Conte (pugliese, tra l’altro) o per l’allargamento delle fratture nella coalizione giallorossa. Una manciata di voti potrebbe far propendere la storia in un verso o nell’altro.
In questi ultimi giorni di campagna elettorale i candidati hanno cercato di intercettare i voti della cosiddetta società civile. I movimenti e le associazioni sembrano avere le idee chiare su cosa votare al referendum mentre, per le regionali, il diffuso sentimento anti-Fitto in realtà culturalmente non collocate a destra sfocia a fatica in un sostegno pieno a Emiliano.
ALESSANDRA RICUPERO da 6 anni fa parte del coordinamento regionale di Libera. «L’unica cosa che spero è che potremo continuare a operare in una regione antifascista e solidale con le persone più deboli». Secca la sua posizione sul referendum a favore del No, in linea con quella espressa da don Luigi Ciotti: «Dobbiamo salvaguardare la rappresentanza. Se c’è un problema di costi abbassiamo le indennità». A detta di Alessandra il dibattito sui temi di questa tornata elettorale non è stato all’altezza. «A livello nazionale», sottolinea, «si è assistito a una battaglia tra fan. A livello locale, invece, solo nelle ultime settimane è stato possibile assistere a incontri pubblici in cui venivano messe a confronto le varie tesi. Anche in questo, purtroppo, ci ha limitato la pandemia».
NON SI SCHIERA a favore di un candidato neanche Equità Territoriale, il movimento politico meridionalista fondato dallo scrittore Pino Aprile. Il referente pugliese, Crocifisso Aloisi, invita però a non votare coalizioni che includono la Lega, bocciando così Raffaele Fitto che proprio al partito di Salvini affiderebbe la vicepresidenza in caso di vittoria (probabilmente a Nuccio Altieri). «Abbiamo bisogno di essere rappresentati da persone che hanno a cuore le sorti del Sud – afferma. Abbiamo invitato i nostri iscritti a scegliere tra i candidati che da tempo, non solo nelle ultime settimane, sono impegnati a ribaltare la condizione di subalternità delle regioni meridionali. Dunque non un leghista». E’ netta anche la posizione di Equità Territoriale in merito al referendum. «Votiamo no», spiega sempre Aloisi, «perché il taglio dei parlamentari penalizzerebbe la rappresentatività dei territori più poveri e a rischio spopolamento».
CHI SI SCHIERA APERTAMENTE a sostegno della coalizione di Michele Emiliano è l’Arci: «Dobbiamo difendere il percorso progressista degli ultimi 15 anni», sostiene il responsabile regionale Davide Giove. «Molti di noi hanno scelto anche di candidarsi. Il sistema integrato dei servizi, il sostegno alle fasce deboli e la costituzione dell’osservatorio dell’antifascismo sono fatti concreti che dimostrano la posizione progressista dell’amministrazione uscente».
La scelta di Michele Emiliano di coinvolgere esponenti del centrodestra, secondo Giove, non devono far dimenticare i risultati ottenuti. «Che abbia guardato anche a destra in questi anni è innegabile», sottolinea. «Non deve bastare questo, però, a far prevalere un atteggiamento qualunquista. Noi non dobbiamo difendere il presidente uscente, ma l’intera esperienza di governo; non dobbiamo cadere nella personalizzazione della politica ma guardare al percorso collettivo. Sono state fatte tantissime cose di sinistra, a cominciare dal reddito di dignità. Siamo stati i primi in Italia».
Netto il No anche da parte di Giove sul quesito referendario: «Il taglio dei parlamentari senza una riforma generale», afferma, «ridurrebbe solo la rappresentanza e favorirebbe la gestione verticistica nei partiti».
ANGELO CLEOPAZZO, vicepresidente a Nardò, in provincia di Lecce, di “Diritti al Sud”, l’associazione che da anni lotta contro lo sfruttamento nei campi con progetti come “SfruttaZero”, una salsa di pomodoro realizzata nel rispetto dei lavoratori e dell’ambiente, non cede alla tentazione del voto utile. «Come associazione non diamo indicazione elettorale», sottolinea. «Crediamo che parlare di destra e sinistra oggi sia poco significativo. A Nardò abbiamo un sindaco, Giuseppe Mellone, che non nasconde le sue simpatie per l’estrema destra. Eppure sta sostenendo Michele Emiliano. E’ necessario costruire una nuova classe dirigente ripartendo dalle basi, dall’autodeterminazione. E’ un percorso lungo che ci vede impegnati in prima linea. Non chiedetemi però di votare il male minore». Sul referendum anche Cleopazzo sostiene la causa del No: «No a un ridimensionamento dell’espressione democratica».
Alice Carlucci, coordinatrice dell’associazione studentesca “Link” a Lecce, ha 21 anni e le idee chiare sul fatto che la destra in Puglia non debba «sfondare». «Molti di noi sono convinti che con la destra si farebbero mille passi indietro sul piano del diritto allo studio, già fortemente compromesso. Credo che tra gli studenti prevarrà il voto a favore di Emiliano proprio per questo. In tanti, però, preferiranno non recarsi alle urne». Anche per Link, invece, nessun dubbio sulla scelta referendaria: «Siamo in prima linea per il No».
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