Gli scienziati e gli intellettuali europei artefici dell’apertura delle porte della percezione tra gli anni Quaranta e Cinquanta, erano assai lontani, per cultura e classe sociale, dal mondo della musica popolare. Questi adulti posati e responsabili, ironicamente definiti «sciamani in tweed», nel corso dei loro avventurosi esperimenti usavano come colonna sonora le arie di Mozart. Parole come «sentire la musica vibrare attraverso il corpo trasformato in un’intera orchestra, passando dal verde all’azzurro e all’arancio» – scritte da Anaïs Nin nel corso dei test – erano similmente frutto dell’ascolto del repertorio classico. Quando la molecola selvaggia, grazie ai soliti beat guastafeste,...