Liberi, divertenti, provocatori. A dieci anni dall’ultimo lavoro, tornano al disco gli Tsigoti, misteriosa entità italo-statunitense che si muove tra noise e free jazz, con un’inequivocabile attitudine punk che emerge dai testi dissacranti e politici (come in Racism is a heart disease o Extreme Greed). E non è un caso che la band sia uno dei gruppi preferiti di Mike Watt, bassista degli Stooges (con Iggy Pop) e dei Minutemen, che li ha intervistati nel suo programma radio. La lunga attesa per il quinto album (anche in musicassetta!) è dovuta anche alle molte peregrinazioni del pianista, cantante e frontman Thollem McDonas, che in questi anni ha collaborato con musicisti di band come Deerhoof, Wilco, Yeah Yeah Yeahs, Unwound. Il girovago californiano, tornato in Italia, ha chiamato a raccolta gli altri elementi (Jacopo Andreini alla chitarra, Andrea Caprara alla batteria e Piero Spitilli al basso) per registrare un disco in cui trova molto spazio l’improvvisazione, alternando tirate velocissime e momenti più riflessivi, pieni di armonie dissonanti. Profitto e potere, avidità, razzismo, la povertà: in pochi sono capaci di evidenziare, in modo così dissacrante, i mali del nostro tempo.