Editoriale

«Provette» di compromesso e rivoluzione in tv

«Provette» di compromesso e rivoluzione in tv

Il Misfatto Vaccinati dalla vicenda del «compromesso storico» leggendo ieri le notizie che davano una sorta di patto nientemeno che tra Grillo e Renzi sulla delicata questione dei vaccini, abbiamo avuto un […]

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 11 gennaio 2019

Vaccinati dalla vicenda del «compromesso storico» leggendo ieri le notizie che davano una sorta di patto nientemeno che tra Grillo e Renzi sulla delicata questione dei vaccini, abbiamo avuto un sussulto.

Vuoi vedere che sotto sotto il comico pentastellato e l’ex guida del Pd hanno avviato, visto il tema, una «provetta» di compromesso tra M5s in pieno dietrofront di fronte alla Lega e rispetto alla propria base elettorale, e il Pd, nonostante all’opposizione, alla deriva di leadership e contenuti? Non era così, non poteva essere così: si è trattato di una semplice sottoscrizione di buon senso, sul valore dei vaccini.

Speriamo siano quelli necessari dei quali solo l’oscurantismo può negare la validità, e non della miriade di provvedimenti di medicalizzazione della nostra salute promessi dalle aziende farmaceutiche. Ora, senza nemmeno la «provetta» a soccorrerci a sinistra(ma sarebbe a sinistra?), ci resta solo la certezza che la rivoluzione vera arrivi dalla «situazione» in tv.

Dallo schermo che ansima per Sanremo, ecco Baglioni ribelle che si schiera coi migranti ostaggi di un Salvini in maglietta fina e stretta che «mi immaginavo tutto». Mentre i titoli de Il Fatto annunciano addirittura il ritorno in tv della Gabanelli (la giornalista che difendeva l’operato di Minniti che ha aperto la strada, su Libia e migranti, proprio a Salvini) e di Giletti.

Ohibò. A quando il ritorno nel Mulino bianco di Banderas e della sua gallina? E della Ferilli al posto degli operai tuttofare costretti a trasformarsi in testimoniali lì sul Sofà? A quando il ritorno, al posto della grottesca pubblicità di «Eva Qu», del confetto Falqui con il bravo Tino Scotti che sibila: «Basta la parola»?

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