Visioni

Protocollo per i set: «Servono i dettagli, senza girare il cinema muore»

Protocollo per i set: «Servono i dettagli, senza girare il cinema muore»

Intervista Parla il produttore Claudio Bonivento. Per un mestiere fatto di imprevisti e di prossimità è necessaria più chiarezza

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 30 maggio 2020

«Spero che sia una manifestazione produttiva, e che partecipino anche dei personaggi, dei volti noti, in grado di attirare l’attenzione» dice degli appuntamenti di oggi nelle piazze italiane Claudio Bonivento, produttore – fra i tanti di Mery per sempre di Marco Risi, Una storia semplice di Emidio Greco e Il proiezionista di Andrej Koncalovskij- e regista: l’anno scorso è uscito il suo A mano disarmata, sulla storia della giornalista Federica Angeli.

PER IL CINEMA (e la televisione) si è trovato un protocollo per ripartire: a differenza dello spettacolo dal vivo il lavoro sui set potrà riprendere – sulla carta – a breve, ma quali problemi si troverà ad affrontare una produzione nel rispetto delle misure sanitarie? E sarà possibile per tutti girare a queste condizioni? Del protocollo Bonivento si dice contento: «In questi mesi abbiamo sempre sentito usare il gerundio e il futuro», quindi è un bene che qualcosa sia stato fatto effettivamente, «ed è un buon risultato». Ma, aggiunge, «mi piacerebbe che fosse più dettagliato, più chiaro. Ad esempio il problema assicurativo, di cui ha parlato anche Giancarlo Leone (presidente dell’Associazione produttori televisivi, ndr). Faccio un esempio: se dovesse servire un aggiunto, per esempio un macchinista o un elettricista richiesto dal direttore della fotografia per una particolare scena, e se arriva sul set con la febbre, cosa si fa?» – chi compensa cioè il film, il professionista e chi lavora con lui del tempo perduto? «Se succede qualunque cosa a un lavoratore viene lesa la sua professionalità, chi lo ripaga?». Possono sembrare dettagli irrilevanti ma, come spiega Bonivento, sono proprio i dettagli «capaci di entrare nella materia del cinema», del suo funzionamento, a stabilire la differenza. Specialmente in un mestiere fatto per sua natura di imprevisti, del talento di «fare necessità virtù», di ostacoli sul percorso che come dei sassolini rischiano di far saltare tutto l’ingranaggio.

Un mestiere soprattutto fatto «di prossimità, di assembramenti: anche per questo i dettagli sono necessari». Bonivento dice anche di augurarsi che l’auspicato confronto con le istituzioni aiuti a risolvere quella che, spiega, è «una situazione endemica, in cui eravamo disastrati anche da prima di questa tragedia sia sanitaria che professionale»: un attore saltuario ad esempio, «che fa due pose in una fiction a marzo e poi a giugno, come sopravvive?».

E c’è un’altra certezza: «Il protocollo farà necessariamente crescere i costi, che saranno raddoppiati, e il tempo delle produzioni» – anche in questo caso un problema che toccherà soprattutto chi fa film più piccoli e indipendenti rispetto a quelli con un grosso budget. «Poi certo – aggiunge il produttore – nel nostro mestiere tutto è plausibile: anche girare con un telefonino, dentro una casa, con due soli attori».«Ma se non giriamo – senza i set – il cinema muore».

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