Pronostico  e Risuleo, calligrafia perfetta al servizio del mistero
Da «L’Eletto», edito da Coconino Press
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Pronostico e Risuleo, calligrafia perfetta al servizio del mistero

Graphic novel Sul nuovo libro della coppia di fumettisti, «L’Eletto», edito da Coconino Press: intervista
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 13 gennaio 2024

Se il lavoro culturale è spesso mal retribuito, il poeta è per definizione povero. Non si stupisce quindi il protagonista del nuovo fumetto di Antonio Pronostico e Fulvio Risuleo, della scarsa affluenza di pubblico alla fiera dei poeti autoprodotti. È proprio qui che il protagonista e narratore viene notato da due uomini vestiti di scuro; lui scrive a mano e questi, colpiti dalla sua calligrafia lo sceglieranno. Verrà assunto in un’azienda per scrivere a mano, prima solo i destinatari, poi misteriosi messaggi. Un protagonista che non capisce il suo scopo professionale, né quello umano, per un romanzo noir ammantato di mistero; abbiamo parlato del nuovo libro della coppia di fumettisti a Livorno a metà dicembre.

L’Eletto è un libro radicalmente diverso da «Sniff » e «Tango», i vostri libri precedenti. Come nasce questa storia?
Antonio Pronostico: Sì, i primi due libri erano storie d’amore, in questo volevamo rapportarci con luoghi che non conosciamo, per esempio quest’ufficio asettico. Facendo fumetti, cerchiamo di divertirci: i luoghi che sono disegnati sono stati scelti attraverso dei veri e propri sopralluoghi, come si fa con un film. Siamo andati a giro per Roma a cercare il posto giusto dove ambientare la storia. Per esempio, il cimitero è il Verano. Anche qui c’è un amore, ma concluso: il personaggio dell’ex fidanzata Matilde è l’unico esterno all’ufficio e l’unico con il quale il protagonista riesce a confidarsi. Volevo fare un libro molto colorato- i precedenti erano in bianco e nero- dove il colore fungesse anche da linea, ho usato come sempre i pastelli colorati.

Nel libro la scrittura manuale, per la quale il protagonista si distingue, è centrale: ci sono pagine di poesia visiva, quasi calligrammi, dove la scrittura a mano duplica i testi dei balloon delle pagine precedenti e scandisce il racconto.
Fulvio Risuleo: Un’idea arrivata in corso d’opera. Quando abbiamo capito che in questo ufficio c’era un maestro, un guru, responsabile di aver scelto l’eletto, senza che costui ne capisca i motivi. Ci siamo chiesti per quale motivo quest’uomo misterioso lo avesse scelto; visto che l’eletto stesso non parla, si limita a riprodurre in corsivo i testi che gli vengono assegnati. Il modo in cui lui scrive, la scelta della calligrafia, il fatto che ognuno abbia una calligrafia diversa, il corsivo è come il DNA. Mentre costruivamo il personaggio del maestro, ci siamo accorti che lo studio della calligrafia corsiva è una branca della psicologia e della criminologia, che va dall’analisi della personalità alle interpretazioni divinatorie. Quindi la firma, l’atto più burocratico che ci possa essere, ha in sé sia un carattere legale ma anche di mistero. Da qui l’interesse perché il personaggio scrivesse, ovvero si vedesse la sua scrittura e che i capitoli fossero inframezzati da pagine in corsivo con una doppia valenza narrativa ed estetica.

A. P.: Per quanto riguarda la scrittura abbiamo voluto ingaggiare un’altra persona, che non fosse un calligrafo. Stavamo pensando di fare dei provini, m ci è venuto a mente la persona adatta. Un nostro amico che scrive senza pubblicare, aspirante notaio, con una scrittura bellissima. Abbiamo dovuto trovare il linguaggio giusto per dirigere lo scrittura: veloce, lenta, più virtuosa etc.

È come se fosse un altro personaggio…
FR: sì, e come quelli principali, nasconde segreti qua e là, che il lettore può scoprire; l’eletto è silenzioso, non fa domande, scrive e basta; il maestro influisce sulla vita dell’ufficio, dove si reca solo il lunedì. In fondo è un fumetto noir, c’è anche un cadavere, anche se l’indagine non è al centro del racconto, che appunto è portato avanti dal punto di vista di una vittima che non muore, una persona vicina alla vittima, nel nostro caso un testimone.
L’eletto è al centro di relazioni omissive; i colleghi dell’ufficio hanno un segno distintivo-una penna bic nel taschino, e un saluto in codice. Eppure nessuno di questi elementi ha una ratio, o una logica che giustifichi la mansione e presenza dell’eletto. Questa elusività è la cifra del racconto e anche del modo di fare dei Griffi, la setta alla quale i colleghi appartengono.

F.R. Il protagonista è un poeta e quindi pensa di conseguenza, con frasi brevi, cariche di significato, con pensieri pieni di spazi vuoti, che il fumetto può riempire questi spazi con il disegno. Abbiamo lavorato sulla complessità dei testi, anche se sono pochi. Una volta Alessio Trabacchini disse che la poesia è l‘arte più vicina al fumetto, poiché è testo e immagine, costituita proprio dalla disposizione del testo sulla pagina. Così abbiamo preso questa strada, io ho scritto come se fosse un poema e ho dato poche indicazioni sulle immagini. Alla prima non ha funzionato, ma ho riscritto sulla base dei disegni, così siamo andati verso la sintesi.

Pur nell’essenzialità dei dialoghi, il character design è molto accurato. Molti dei volti dei personaggi ricordano persone note del mondo dello spettacolo. Come nascono questi accostamenti?
A.P. Il mio modo di disegnare non è realistico, né fotografico, ma essendo questo libro un noir ho voluto fare un lavoro di ricerca fotografica, creando le vignette da frame esistenti, ma era molto freddo. Ho mantenuto qualche personaggio riferito a persone vere, come attori che interpretano un ruolo: l’amico dell’eletto è Piero Ciampi, mentre il maestro-che appare solo in due tavole- ha le fattezze di Mario Schifano. Molto inquietante. Il giornalista che lo intervista ha le fattezze di Maurizio Mannoni.

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