«Prometeo» muta la sua pelle e pensa alla Comune
Riviste Dopo 40 anni, il periodico di divulgazione culturale guidato da Gabriella Piroli inaugura una nuova veste grafica, con la direzione scientifica affidata alla storica Sabina Pavone, all’economista Severino Salvemini e al neuroscienziato Giorgio Vallortigara
Riviste Dopo 40 anni, il periodico di divulgazione culturale guidato da Gabriella Piroli inaugura una nuova veste grafica, con la direzione scientifica affidata alla storica Sabina Pavone, all’economista Severino Salvemini e al neuroscienziato Giorgio Vallortigara
Vicina a compiere 40 anni la rivista Prometeo, fondata nel 1983 soprattutto su spinta dello storico Valerio Castronovo, cambia pelle e connotati. Nuova veste grafica, diversa impostazione delle immagini, direzione scientifica affidata alla storica Sabina Pavone, all’economista Severino Salvemini, e al neuroscienziato Giorgio Vallortigara. Senza tradire la missione originaria, quella di un periodico di divulgazione culturale di alto livello ma non accademico, cercando però di adeguarla a una fase radicalmente diversa. Internet ha cambiato tutto anche per quanto riguarda l’informazione culturale. I contenuti sono a disposizione di tutti, subito, in lingua originale e in tempo reale. Gli strumenti e gli obiettivi della divulgazione culturale non possono dunque essere quelli di 40 anni fa.
LA DIRETTRICE del trimestrale Gabriella Piroli accetta la sfida. «Ciò che fa la differenza adesso è saper selezionare argomenti e testimonianze del sapere attraverso il prisma di un pensiero originale, di una lettura tra le righe. Qualche volta, se necessario, ribaltando tesi», scrive nell’editoriale di presentazione della nuova veste della rivista, la direttrice Gabriella Piroli. Cosa significhi lo dimostra, nel concreto, il lungo articolo in cui la critica letteraria Kristin Ross commenta e spiega il suo libro sulla Comune di Parigi Lusso comune, edito in Italia da Rosenberg & Sellier. Quella della docente americana non è una ennesima ricostruzione fattuale dei 72 giorni della Comune ma una ricognizione sul suo «immaginario politico», guidata dalla convinzione che «il mondo dei comunardi è molto più vicino a noi di quanto lo sia quello dei nostri genitori».
ROSS SI SMARCA dalla visione tradizionale dei comunardi come «martiri» i cui errori erano necessari perché i bolscevichi possano evitarli. Ne evidenzia all’opposto la valenza originalissima di «distruttori dello Stato». Spiega perché abbia deciso di far partire il suo libro non come d’uso dalla guerra franco-prussiana ma dalle assemblee operaie che si moltiplicarono nei 72 giorni, per evidenziare che il conflitto con la Prussia fu solo «un momento di quella che in realtà era una guerra civile ancora in corso».
Per la nuova versione di Prometeo (Mondadori) è un ottimo e molto promettente viatico.
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