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Proiettile e minacce a Marino. Solidarietà da tutti. Renzi tace

Proiettile e minacce a Marino. Solidarietà da tutti. Renzi taceIl sindaco di Roma, Ignazio Marino

Mafia Capitale Nel messaggio: «Lascia in pace l’anti abusivismo»

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 26 giugno 2015

Difficile rifiutare ancora la scorta, questa volta, per il sindaco di Roma, Ignazio Marino, al quale era indirizzata la busta contenente un proiettile inesploso calibro 9 e una lettera di minacce – «Questo è un avvertimento sappiamo tutto di te e della tua famiglia, fai bene sennò questo è per te» – intercettata dagli agenti della Polaria al Centro di Meccanizzazione Postale dell’aeroporto di Fiumicino. «Ci sta pensando», riferiscono i suoi collaboratori, mentre le misure di sicurezza davanti alla sua abitazione sono state immediatamente rafforzate.

Perché le minacce, rivolte direttamente al sindaco e ai suoi familiari, «sono state giudicate dagli inquirenti attendibili», spiegano a Palazzo Senatorio. «Caro sindaco, lascia in pace l’anti abusivismo, che la gente ha fame. Pensa ai corrotti che hai intorno…», è scritto, tra le altre cose, nel messaggio che – da quanto trapelato finora – sembrerebbe vergato a mano e spedito da un fantomatico mittente, «Antonio Cavallo».

La solidarietà al sindaco è stata espressa in modo unanime dal Pd di Roma e del Lazio, dal presidente Matteo Orfini, anche lui da qualche settimana sotto scorta, da Sel, dal governatore Zingaretti, dalla presidente della Camera Laura Boldrini, da quello dei senatori Luigi Zanda, e anche in alcuni casi da esponenti dell’opposizione, compreso il prossimo sfidante Alfio Marchini. Ma non si può non registrare il completo silenzio del premier/segretario Matteo Renzi, come avrebbe voluto almeno il bon ton istituzionale e di partito.

Sull’inquietante episodio indaga la procura di Civitavecchia, ma tra le tante ipotesi possibili – abusivismo commerciale, quello edilizio fermato nell’agro romano, o quello sul litorale di Ostia, contro i quali si è scagliata l’azione del governo di Roma – l’assessore alla Legalità Alfonso Sabella sembra restringere il campo: «Credo che l’azione di legalità che stiamo portando a Roma stia dando fastidio a qualcuno di ben diverso dai semplici gestori dei camion bar. Le nuove regole che abbiamo dettato in materia di appalti e contratti pubblici, potrebbero toccare interessi economici molto più rilevanti».

Il sindaco invece non commenta e non risponde alle minacce. Ma durante il suo intervento davanti all’Assemblea capitolina, riunita per votare la candidatura della Capitale alle Olimpiadi del 2024, non ha potuto fare a meno di ricordare nuovamente gli strumenti di cui si è dotato il governo di Roma per assicurare la trasparenza degli appalti anche dopo Mafia capitale.

Era il tasto dolente su cui hanno battuto i consiglieri del Movimento 5 Stelle che hanno espresso voto contrario (insieme al radicale Riccardo Magi, e quello di Noi con Salvini), sostenendo che «a Roma la corruzione è endemica». Eppure, per far approvare la mozione anche dal centrodestra (38 sì, 6 no), Marino ha dovuto esprimere pubblicamente le scuse per la frase – «tornate nelle fogne da dove siete venuti», aveva detto tirandosi addosso le critiche perfino del vendoliano Paolo Cento – pronunciata domenica sera alla Festa dell’Unità: «Quella espressione non la udirete mai più della mia voce. Se c’è del male in questa città, so anche che nei partiti di destra e di sinistra c’è del bene che può curarlo».

Ovviamente Francesco Storace e la sua Destra sono ben lungi dall’accettare le scuse per un’offesa che «sarà lavata solo quando se ne sarà tornato a Genova come cittadino indesiderato». Nessuna solidarietà neanche per le minacce ricevute da Marino, dal vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio che anzi insiste: «Magari sarà stato qualcuno dei circoli sporchi, brutti e cattivi del Pd». E no anche alla candidatura, perché «se il sindaco di Roma si chiamasse Giovanni Malagò, non avrei alcun dubbio nello schierarmi al fianco della battaglia per le Olimpiadi 2024. Ma Roma è non solo immersa in una grave crisi economica e c’è un degrado morale che fa impallidire la città giorno dopo giorno». Parola di Storace.

Intanto ieri il coordinatore nazionale di Sel, Nicola Fratoianni, e il capogruppo in Campidoglio, Gianluca Peciola, hanno presentato ufficialmente i sei impegni concreti chiesti al sindaco Marino come presupposto per continuare a stare nella maggioranza di governo: «Un nuovo patto per Roma che dia un segnale di forte discontinuità, fondato su legalità e solidarietà sociale: per la bellezza della città; per la buona e giusta amministrazione; per la qualità della vita; per la cultura; per il sostegno alla parte più debole; per il futuro ed il lavoro; e per un nuovo municipalismo». «Al sindaco – hanno detto – chiediamo di mettersi alla guida di una rivoluzione civica a Roma, dentro e fuori dai palazzi».

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